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Sal Da Vinci: “Non do troppe responsabilità alla scuola, ha dei limiti nelle sue possibilità. Per fortuna ci sono i docenti”

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Il cantante Sal Da Vinci, intervistato ai microfoni di Tuttoscuola, ha discusso in merito alla scuola e al possibile insegnamento dei dialetti nelle classi italiane, idea a cui si è detto favorevole.

“Dialetto napoletano in classe? Una gioia”

Ecco le sue parole: “L’uso della lingua napoletana è stato riconosciuto come significativo, tanto da essere dichiarato una vera e propria lingua. Non si tratta di un uso limitato, ma di un impiego determinante ed efficace. La lingua napoletana ha una sua profondità: ci sono espressioni che si possono esprimere in napoletano ma che non si possono trasferire in italiano, poiché possiedono un concetto, un sapore e un’intensità diversi. Sarebbe per me una grande gioia vedere insegnata la lingua napoletana, così come sostenere l’insegnamento di tutti i dialetti del nostro paese. Questi non sono altro che lo specchio di una cultura e di un luogo, e meritano di essere preservati e valorizzati. Sostengo con entusiasmo l’insegnamento e la diffusione di tutte le varietà linguistiche che arricchiscono la nostra identità culturale”.

Il cantante ha parlato del sistema scolastico: “La scuola, insieme alla famiglia, riveste un ruolo di primaria importanza nel percorso educativo e formativo dei giovani. Un mondo senza cultura sarebbe un mondo inesistente. Oggi la scuola è molto diversa rispetto al passato, ha fatto passi da gigante. Tuttavia, alla base di tutto, per fortuna, ci sono gli insegnanti, che in qualche modo si affiancano ai genitori assumendo insieme a loro, un ruolo di guida. Sono momenti cruciali per la crescita e la formazione dei ragazzi. La scuola oggi ha un compito fondamentale perché la vita evolve rapidamente, e spesso le nuove generazioni ci raccontano realtà che potrebbero sembrare inesistenti”.

“Noi, come società, attribuiamo grande importanza a queste dinamiche e abbiamo una responsabilità significativa. È essenziale che la scuola cammini di pari passo con le famiglie. Spesso, leggiamo notizie di cronaca che ci lasciano perplessi e ci fanno riflettere su dove abbiamo sbagliato. Non voglio dare troppo responsabilità alla scuola, perché ha un limite nelle sue possibilità d’azione. Tuttavia, le famiglie possono e devono fare di più. È importante ascoltare e sostenere i segnali che riceviamo dai ragazzi, incentivandoli a crescere. Nella vita, le cadute non sono ciò che ci rendono liberi; piuttosto, è la capacità di rialzarsi dopo una caduta che ci offre la vera libertà. Dobbiamo imparare a vivere affrontando le difficoltà e utilizzarle come opportunità di crescita e di apprendimento”, ha concluso.

“I ragazzi sono più preparati di noi”

Nella puntata del 29 ottobre de “La Fisica dell’Amore“, programma condotto dal professore di fisica Vincenzo Schettini, volto del progetto editoriale “La Fisica che ci piace” su Rai2, è stato ospite Sal Da Vinci.

Ecco le sue parole sulla sua esperienza a scuola: “Ho iniziato da piccolo a lavorare in teatro con mio papà. Non ho mai aperto un libro, ascoltavo e ripetevo. Ho fatto la primina. Dalla terza elementare in poi non riuscivo a conciliare scuola e lavoro e i miei genitori mi iscrissero in una scuola privata. Entravo alle dieci del mattino, uscivo intorno all’una e scappavo in teatro”.

L’artista figlio d’arte, 55 anni, nato a New York, ha voluto completare gli studi a tutti i costi: “Ho vissuto il mondo degli adulti troppo in fretta, ero troppo impegnato. Mi fermai al secondo anno, ma volevo terminare gli studi. Nel 2009, a quarant’anni ho partecipato al Festival di Sanremo. La notte studiavo e il giorno dopo c’era la mia esibizione e la promozione”.

“I ragazzi sono più preparati di noi per il futuro, ma noi li ascoltiamo poco, è un grave errore. Ragazzi, fate quello che è più giusto per voi, perseverate i vostri sogni, non vi fate abbindolare dalle strade facili, ognuno di noi nella vita le cose se le deve conquistare”, questo il suo messaggio ai giovani.