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Sciopero 28 gennaio: aumentano le adesioni

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Mentre fra movimenti e Flc-Cgil è ormai scontro aperto sullo sciopero nazionale del 28 gennaio, c’è già chi sta lavorando per organizzare un nuova fermata generale dei lavoratori pubblici e privati: è l’Unione dei sindacati di base che ha indetto uno altro sciopero nazionale per l’11 marzo prossimo (ma per l’8 marzo è già programmato lo stop della scuola annunciato da tempo dal Sisa, quindi bisogna capire cosà dirà la Commissione di Garanzia).
Certo è che il fronte sindacale appare ormai parecchio frantumato, con Cisl, Uil e Snals che continuano a difendere l’accordo sulla questione degli scatti di anzianità e Flc-Cgil che continua invece a sostenere che l’accordo è una vera e propria bufala, tanto è vero che nel cedolino di gennaio i dipendenti della scuola si sono visti spostare di due anni almeno la data nella quale vedranno il prossimo aumento.
Intanto per giovedì 28, il cartello delle adesioni alla protesta si è via via allargato: alla proclamazione inziale della CUB, si è aggiunta immediatamente l’adesione dei Cobas e subito dopo quella dell’USI-Ait e dell’Unicobas.
Sono di questi giorni le prese di posizione del CPS (Coordinamento Precari Scuola) e della Associazione Professione Insegnante che hanno reso noto di aderire alla protesta non solo per solidarietà nei confronti della Fiom-Cgil ma anche per ribadire che in questi ultimi due anni la scuola è stata fin troppo taglieggiata con interventi di “razionalizzazione” che però rischiano di far collassare l’intero sistema scolastico.
A nulla sono valsi invece gli appelli che i movimenti hanno rivolto alla Flc di Mimmo Pantaleo per convincere il sindacato aderente alla Cgil di non lasciare da soli né i metalmeccanici della Fiom né i lavoratori (e in particolare quelli precari) della scuola.
La Flc non si è spostata dalla posizione iniziale: massima solidarietà alla Fiom, ma di sciopero non se ne parla.
Forse anche perché gli scioperi orari di ottobre, novembre e dicembre non sono stati proprio un gran successo, tutt’altro: non si è andati mai al di là del 4-5% nonostante che i motivi della protesta fossero chiari e precisi.