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Sciopero 6 settembre, alle superiori verifiche messe a rischio da sindacati sempre più disuniti

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L’anno scolastico deve ancora iniziare e per la scuola già si parla di blocco delle attività per dire no alla manovra economica estiva: a farlo sono stati i sindacati di base, che per cercare di dare il massimo risalto possibile allo sciopero di otto ore del 6 settembre del pubblico impiego, proclamato nella stessa giornata di quello indetto dalla Cgil, ha fatto sapere che le adesioni all’iniziativa metteranno in difficoltà le scuole superiori impegnate nelle valutazioni dei giudizi “congelati” a circa mezzo milione di alunni in occasione degli scrutini di giugno. Secondo USB, Slaicobas, ORSA, Cib-Unicobas, Snater, SICobas e USI, il ministro “Gelmini dovrà rifare le convocazioni” perchè alla protesta aderiranno “i docenti e gli Ata impegnati negli esami di riparazione o in attività burocratiche e di valutazione-verifica connesse agli esami“. Tra le motivazioni che riguardano più da vicino la scuola, lo sciopero di lunedì servirà a mettere in risalto l’opposizione del personale “contro la privatizzazione della scuola, della ricerca e dell’università e per il diritto al sapere” e “contro l’abolizione delle festività a partire dal 1° maggio e dal 25 aprile“.
Proclami a parte (c’è infatti da dire che la gran parte delle verifiche e dei consigli di classe relativi ai giudizi in sospeso sono stati già svolti), vale la pena soffermarsi sulle forti e forse insanabili distanze che dividono i sindacati della scuola ed in generale del pubblico impiego: “la concomitanza dello sciopero con quello indetto anche dalla Cgil – hanno spiegato i sindacati di base– non deve essere interpretato come una condivisione delle motivazioni proposte da questa confederazione dalla quale ci divide nettamente anche la firma dell’accordo del 28 giugno scorso. Il 6 settembre le scriventi confederazioni e organizzazioni sindacali manifesteranno quindi in molte città italiane su piazze diverse da quelle della Cgil”.
Come al solito, si tratta di affermazioni che favoriscono non poco il Governo, in particolare il ministro Gelmini. Il quale, non a caso, interpellato sul tema contestazioni in arrivo, ha detto di rispettare gli insegnanti che scelgono di scioperare, ma in questo momento storico occorrerebbe maggiore senso di “responsabilità. A me pare – ha aggiunto – che, nel momento in cui il Paese è chiamato a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 e a ridurre la spesa produttiva, pare sia facile scioperare. Rispetto coloro che sciopereranno, ma oggi è il momento della responsabilità. Ciascuno – ha proseguito – deve dare il proprio contributo per il Paese”. Gelmini ha poi ricordato che la scuola sia stato l’unico comparto che ha “avuto il riconoscimento degli scatti di anzianità“. Il Ministro ha infine assicurato che “nel più breve tempo possibile” ci sarà lo sblocco dei fondi previsti dalla Legge 440 della direttiva sulle risorse della scuola, pari a 120 milioni di euro, che doveva avvenire entro lo scorso mese di giugno.
L’Unicobas, intanto, ha confermato lo sciopero generale della scuola per l’intera giornata per venerdì 7 ottobre. Sinora dagli altri sindacati nessuna replica. Il copione non cambia.