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Sciopero generale, “fare come il 3 ottobre”: appello dei Cobas per individuare una data condivisa da tutti

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Dopo il successo dello sciopero nazionale del 3 ottobre i COBAS rilanciano l’appello a “fare come il 3 ottobre”. Quella giornata, la più partecipata degli ultimi anni, aveva segnato un evento inedito: l’unità d’azione tra sindacati di base e Cgil, “richiesta da tempo – affermano – da centinaia di migliaia di militanti e lavoratori”.

Secondo Piero Bernocchi, portavoce della Confederazione COBAS, quella collaborazione ha rappresentato il vero moltiplicatore delle presenze: “Ovunque si è verificata un’eccedenza di partecipazione – spiega – ben oltre il lavoro dipendente sindacalizzato. Nei cortei, gli spezzoni sociali sono stati spesso più numerosi e vivaci di quelli delle strutture sindacali tradizionali.”

Da questa constatazione nasce la proposta di un nuovo sciopero generale contro la Finanziaria del governo Meloni, che non può, secondo i COBAS, limitarsi a una sola parola d’ordine – come la solidarietà con la Palestina – ma deve porre al centro le questioni del lavoro, del salario, della precarietà, delle pensioni, della scuola, della sanità e dei servizi pubblici e sociali.

“Lo sciopero non può arretrare rispetto all’unità che si è realizzata il 3 ottobre”, afferma Bernocchi. Per questo i COBAS hanno lanciato un appello, accolto con ampio consenso, a fissare una giornata unitaria di mobilitazione, individuata preferibilmente nel 28 novembre, data già discussa nelle ultime settimane. Tuttavia, la Cgil avrebbe deciso – secondo quanto riportato sul sito della Commissione di Garanzia – di convocare un altro sciopero per il 12 dicembre, rompendo di fatto l’unità.
“Nonostante ciò – dichiarano i COBAS – insistiamo nel proporre a Cgil e sindacati di base di revocare le date già fissate e convergere su una data unica intermedia. Dividersi ora sarebbe un errore gravissimo e incomprensibile per chi ha riempito le piazze il 3 ottobre”.

Bernocchi sottolinea inoltre che numerose aree sociali, movimenti, reti e associazioni – dove operano fianco a fianco militanti Cgil e dei sindacati di base – sarebbero disposte a impegnarsi con forza solo per una mobilitazione unitaria. “Due scioperi separati – conclude – avrebbero inevitabilmente una partecipazione minore e finirebbero per essere paragonati, con esiti impietosi, allo straordinario 3 ottobre. Chi non avrà voluto o saputo fare come allora, dovrà assumersene la responsabilità.”