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Scuola 2.0, a che punto siamo?

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Da molti anni si parla ormai di “scuola 2.0”, ovvero quell’ambiente didattico nel quale dove trovano sempre più spazio le nuove tecnologie.

Nell’immaginario degli addetti ai lavori – insegnanti, presidi, alunni -, ma anche di coloro che gravitano attorno al mondo dell’istruzione (genitori, stake holders), la “scuola 2.0” è identificata come un luogo nel quale trovano posto una serie di strumentazioni: le Lim (lavagne multimediali), la connessione ad internet (per lo più wi fi), personal computer, tablet, smartphone e altri dispositivi.

A distanza di qualche anno è oggi possibile tirare alcune conclusioni:

  • La prima è che il ministero dell’Istruzione non ha completato l’iter formativo avviato all’inizio dell’ambizioso programma;
  • Poi c’è da dire che famigerate Lim hanno svolto la funzione di “cavallo di troia” per far entrare nel mondo scolastico le tecnologie  e, nei casi più fortunati, la connessione ad internet. Ma questo scenario, inevitabilmente semplificato, non esclude che molti docenti si siano dati il pensiero di approfondire le teorie dell’apprendimento multimediale, anche per una forma di correttezza deontologica. Solo che in molti lo hanno fatto, probabilmente, in termini individuali e non supportati;
  • La terza conclusione, al momento la più interessante, è che le scuole si sono dotate negli anni di strumenti diversi, anche grazie alla buona volontà di molti docenti avvezzi all’uso delle “nuove tecnologie”. E hanno dato il via al cosiddetto fenomeno della “scuola 2.0”, che inevitabilmente risulta diverso da caso a caso, non sempre felice negli esiti, non sempre solido nelle premesse, spesso motivato da esigenze di “marketing scolastico”.

 

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Cosa è oggi quindi la “scuola 2.0”? Dalle esperienze eterogenee ed individuali dei singoli Istituti, possiamo affermare sicuramente che essa somiglia ad un grande cantiere di idee e sperimentazioni, alcune di buon livello altre meno, in cui però, nella stragrande maggioranza di casi, si naviga a vista senza una programmazione omogenea e diffuso su tutto il territorio.  Nella maggior parte dei casi la digitalizzazione nelle scuole è terribilmente in ritardo e insegnare ad utilizzare al meglio un motore di ricerca sembra ancora un lavoro pionieristico, svolto da pochi avventurosi docenti con mezzi di fortuna.

Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Tecnologico del Miur, solo il 10,5% delle scuole di primo grado avrebbe una connessione veloce, percentuale che arriva al 23,1% nel caso delle superiori. Mentre in totale più del 53% delle aule sono completamente disconnesse.

Altro aspetto da non sottovalutare: per insegnare in modalità digitale servono competenze specifiche, che esulano dalla formazione base della maggior parte dei docenti. 

Se io ti do il dispositivo, ma non sei preparato, allora non riesci a sfruttare le sue potenzialità e una Lim si riduce a una lavagna a colori. A volte addirittura si rischia di perdere più tempo a far funzionare la strumentazione che per la stessa lezione, quindi tutto è a discapito dell’apprendimento.

La speranza comune è che la Legge 107/2015 e il piano del governo sull’agenda Digitale possano dare un nuovo slancio all’innovazione tecnologica, applicando un piano organico che consenta di portare in tutti gli istituti  gli strumenti e la metodologia 2.0. Per vedere attuata una scuola finalmente “Digitale” a 360 gradi.

 

A cura di Dino Galuppi

 

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