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Scuole chiuse per neve: arriva l’ordinanza salva-anno o bisogna recuperare?

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L’ondata eccezionale di neve e ghiaccio che si è abbattuta quest’anno sull’Italia potrebbe determinare qualche “coda” ai calendari scolastici. A Roma, ad esempio, il sindaco ha disposto la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado prima per tre giorni e poi, la scorsa settimana, per altri due. A cui va aggiunta l’anomala sospensione delle attività didattiche, con gli alunni esentati dal giustificare le assenze, del 3 febbraio. Diversi lettori ci hanno chiesto se le lezioni perse se queste cinque-sei giornate dovranno essere recuperate. La risposta è negativa. Nel senso che in genere le lezioni non svolte a seguito di eventi particolari sono giustificate dall’evento eccezionale. E quindi non vanno recuperate.
Diverso è il discorso riguardante il tetto minimo di giornate di scuola previsto per legge. Come già rilevato su questa testata, nella gran parte degli istituti il problema non sussiste: a quanto ci risulta, infatti, sono in larga maggioranza i collegi dei docenti che hanno saggiamente mantenuto sei-sette giorni di “riserva”, oltre i 200 minimi previsti dalla legge per il riconoscimento dell’anno scolastico (art. 74, 3° comma, del D. L.vo n. 297/94).
Il problema sorge, invece, per quelle scuole dove sono stati “rosicchiati” troppi giorni, optando quindi per la chiusura della scuola in corrispondenza di diversi “ponti”, feste locali, ricorrenze o prolungamenti di sospensioni natalizie e pasquali. In questi istituti, dove il CdD e quello d’Istituto hanno lasciato solo tre-quattro sopra i 200, il rischio concreto è che potrebbe essere chiamato a deliberare le modalità del prolungamentodelle lezioni oltre la data di chiusura prevista dalla regione. Diverse interpretazioni della normativa sono però concordi nel dire che gli organi collegiali della scuola, in particolare il Consiglio d’Istituto, non sono comunque tenuti ad esprimersi.
A meno che non intervenga viale Trastevere. Dal Ministero dell’Istruzione hanno spiegato, a tal proposito, che “se i giorni persi saranno eccessivamente numerosi, tanto da comportare il mancato rispetto dei 200 giorni di lezione previsti per legge, sarà necessaria l’emanazione di una ordinanza ministeriale ‘salva-anno’ che possa convalidare comunque il percorso degli studenti. Era già accaduto in Abruzzo dopo il terremoto e potrebbe ripetersi.
Vicenda chiusa? Non proprio. Perché a norma di legge il calendario scolastico non è di propria competenza del Ministero, ma delle giunte regionali. Tanto è vero che qualche giorno fa quella dell’Emilia Romagna ha emesso una nota del 6 febbraio (con prot. n. 1513) attraverso la quale ha annunciato che a proposito degli “eventi naturali che hanno comportato la perdita di giorni di lezione per la più parte delle Istituzioni scolastiche della regione, si ricorda che per consolidato orientamento già espresso da questa Direzione ‘l’anno scolastico resta valido anche se le cause di forza maggiore hanno comportato la discesa del totale al di sotto dei 200 giorni’”. 
Sull’argomento neve si espresso nuovamente l’Usr Emilia Romagna con una
nota del giorno dopo e l’Usp di Bari con una nota del 10 febbraio 2012.
Non è detto che anche le altre giunte – in particolare quelle delle Marche, dell’Umbria, dell’Abruzzo e del Lazio – siano orientate a regolarsi in questo senso. Il rischio, quindi, è che ogni regione possa decidere diversamente. Anche perché vi sono alcune città o province che hanno perso solo un paio di giorni, altre fino a una settimana.
E rendere ancora più ingarbugliata la questione c’è poi una norma, contenuta nell’art. 74 del D.Lgs. 297 del 16/04/1994, in base alla quale in genere  i giorni di lezione perduti per cause esterne (nevicate eccezionali, ordinanze dei sindaci, ecc.) "non vanno recuperati". E ciò a prescindere se le cause di forza maggiore hanno determinato la discesa del totale sotto i 200 giorni di lezione minimi previsti.
In conclusione, trattandosi di un evento eccezionale la soluzione non risulta proprio a portata di mano. Inoltre, norme e burocrazia non sembrano venire in soccorso. Anzi.