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Settimana corta: le scuole dicono no

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Da un’intervista rilasciata al Sole24 ore, dal preside Innocente Pessina dello storico liceo classico Berchet di Milano, sulla stravagante proposta fatta dalla provincia di Milano, in accordo con la Regione Lombardia e l’Ufficio scolastico regionale, di chiudere le scuole il sabato adottando la settimana corta, apprendiamo che l’opinione degli insegnati di quella scuola è negativa. 
Si tratta, secondo il dirigente scolastico del Berchet e secondo gli stessi docenti, di una vera e propria molestia didattica a danno soprattutto dei ragazzi. 
Nell’intervista rilasciata alla giornalista Catia Caramelli del noto quotidiano economico, il preside del Berchet specifica che, nel caso del liceo classico che attualmente dirige, concentrare in una sola giornata sette ore di materie tutte impegnative, per consentire la chiusura della scuola il sabato è impensabile, è quasi una molestia didattica, un accanimento. 
Inoltre aggiunge il preside Pessina, “gli studenti che non abitano vicinissimo alla scuola, farebbero rientro a casa verso le 16 e 30 e peraltro senza aver mangiato”
Questi sono i motivi per cui molte scuole respingono al mittente l’insana proposta di fare attuare a tutte le scuole della provincia di Milano la settimana corta. Tra le altre cose c’è da dire che chiudere le scuole il sabato, per motivi puramente economici, in quanto il riscaldamento costa e la provincia non riesce a garantire per sei giorni la settimana questo servizio, è in pieno contrasto con quanto affermato dal ministro Maria Chiara Carrozza, che auspica scuole aperte anche il pomeriggio. 
Delle due l’una o le risorse finanziarie mancano a tal punto da non riuscire a mantenere aperte le scuole, nemmeno la mattina del sabato, oppure come rassicura il ministro dell’istruzione, che qualche giorno fa ha minacciato le dimissioni se non ci fossero stati investimenti sulla scuola, i soldi per tenere aperte le scuole, garantendo servizi di qualità, ci sono. 
Comunque è importante ricordare, con buona pace dell’Amministrazione provinciale di Milano, che nessun obbligo può essere imposto dall’alto su questioni che afferiscono la didattica, ma questo tocca esclusivamente alle singole delibere dei Collegi dei docenti. 
Una volta tanto il buon senso di chi gestisce valori importanti come la didattica è preminente rispetto a chi dovrebbe amministrare la cosa pubblica nel bene della collettività.