
Sembra essere la Farcia di Macron a rompere ogni indugio e vietare, dopo che uno studente di 15 anni ha accoltellato e ucciso un’assistente scolastica di 31 anni, l’uso delle piattaforme social ai minori di 15 anni, “se l’Unione europea non interverrà” prima.
Sebbene il problema rimanga, secondo gli esperti, l’educazione digitale, il capo dell’Eliseo, pubblica Il Domani, promette di vietare i social media ai minori di 15 anni, minacciando l’Ue: “Se l’Unione europea non lo fa, lo faremo noi”.
L’argomento è di stretta attualità e dunque cavalcarlo fa bene ai politici, inseguendo magari il sentimento popolare e invocando l’intervento dell’Europa, cosicchè le responsabilità rimangono di carattere generale.
Bruxelles, infatti, sembra avere replicato alla minaccia: “Un nuovo divieto esteso dei social media non è ciò che la Commissione sta facendo. Vogliamo rendere lo spazio digitale sicuro per i nostri figli”, ma la legge sui servizi digitali non stabilisce limiti d’età universali per l’accesso ai social, e dunque: “è competenza degli stati membri mettere in atto misure per la maggioranza digitale tra i 13 e i 16 anni. Quindi, naturalmente, gli Stati membri possono optare per questa opzione”.
Da un altro ambito, in Italia, Alleanza Verdi e Sinistra ha depositato una proposta di legge per vietare l’accesso ai social media ai minori di 16 anni: “I social minano la dignità dei minori e compromettono il loro benessere psico-fisico. È un problema di salute pubblica”.
Infatti, il 32,6 per cento dei bambini tra i 6 e i 10 anni usa lo smartphone ogni giorno, mentre il 62,3 per cento dei preadolescenti tra 11 e 13 anni ha almeno un account social, nonostante la legge italiana già preveda un’età minima di 14 anni, abbassabile a 13 con il consenso dei genitori.
In ogni caso, da quanto pubblica Il Domani, in Europa si va in ordine sparso e così in Germania l’accesso ai social è legale dai 16 anni, salvo consenso genitoriale. In Norvegia si discute di alzare l’età minima a 15 anni. In Grecia, il governo ha presentato un pacchetto di misure che prevede una verifica d’età tramite “portafogli digitali per minori”, app di parental control e restrizioni pubblicitarie. In Spagna il limite legale è 14 anni, ma con un’alta tolleranza nella prassi. Nei Paesi Bassi l’accesso consentito dai 16 anni, anche se le piattaforme non applicano filtri efficaci.
Tuttavia, l’intervento di Macron, con la sfida nei confronti dell’Europa, appare un buon viatico e una buona iniziativa per aprire un dibattito serrato, anche se, suggeriscono gli esperti, serve innanzitutto educazione digitale e un’alleanza tra famiglie, scuole e istituzioni.
“Il problema non è solo il divieto, ma che cosa andrà a sostituire l’algoritmo”.