Home Personale Sostegno come “ufficio di collocamento”, ora basta: per i disabili servono docenti...

Sostegno come “ufficio di collocamento”, ora basta: per i disabili servono docenti formati e appassionati [INTERVISTA]

CONDIVIDI

Il sostegno rappresenta in Italia un mondo a parte nella galassia della scuola italiana. Eppure non dovrebbe essere così, perché è grazie al sostegno che viene “attivata” l’inclusione scolastica. Grazie ad insegnanti che, oltre ad avere una preparazione come docenti, hanno scelto di specializzarsi per accompagnare gli alunni disabili verso i loro obiettivi scolastici.

Poi ci sono la burocrazia e le esigenze politiche che vanno a sconvolgere alcuni equilibri, di una macchina amministrativa scolastica che è al collasso sotto diversi aspetti.
E non solo vengono a mancare certezze al personale scolastico in generale, con “supplentite acuta” senza cura al momento, ma soprattutto vengono meno i diritti degli alunni con disabilità e delle loro famiglie.

Eppure, specialmente in alcune regioni del Nord, abbiamo molte cattedre scoperte sul sostegno, che vengono assegnate, in moltissimi casi, a laureati che inviano un MAD, una domanda di messa a disposizione.
Ci sono anche i corsi di specializzazione sul sostegno, per avere nuovi specializzati da distribuire nei posti vuoti e si scopre che i posti maggiori sono al Sud, laddove invece le cattedre sono, generalmente, coperte.

Proprio al sud, i posti di sostegno, come lo scorso anno, possono essere occupate da docenti di ruolo però senza titolo che hanno chiesto l’assegnazione provvisoria. Ma ci sono migliaia di docenti specializzati ancora precari che non sono stabilizzati.

Insomma, sembra proprio che il sostegno in Italia sia diventato una sorta di “ufficio di collocamento”. La pensa così Ernesto Ciraci, presidente dell’associazione MiSoS (Movimento insegnanti di sostegno specializzati), che alla Tecnica della Scuola, si sofferma su alcuni dei tasti dolenti che riguardano il sostegno.

 

Anche quest’anno, le assegnazioni provvisorie sui posti di sostegno, possono andare anche ai docenti senza specializzazione. Se lo aspettava?

Dopo le ripercussioni negative dell’a.s 2017/2018, nella scelta del Governo del Cambiamento di dare la possibilità ai docenti di ruolo privi di titolo di specializzazione di lavorare su cattedre di sostegno in deroga, attraverso le assegnazioni provvisorie, pensavamo che tale situazione non si sarebbe più riproposta.
L’anno scorso, infatti, nonostante l’accantonamento dei posti per i docenti specializzati sul sostegno precari, si è verificato il solito “carosello di insegnanti”, comportando gravi ripercussioni in termini di continuità didattica per gli alunni con disabilita.
In tutto questo, i danni della discontinuità didattica sono elevati e comprende come l’interruzione della relazione con il docente è in generale negativa, per un alunno con disabilità, che ha un grado di dipendenza dal docente molto maggiore, soprattutto nel caso di disabilità intellettiva, può essere devastante compromettendo la preziosa  relazione educativa-formativa, la reciproca conoscenza, l’aspetto empatico, e quel bagaglio fondamentale di metodologie, strategie, strumenti didattici che ogni docente specializzato mette in atto per andare incontro ai bisogni degli alunni con disabilità e di tutto il contesto classe.

 

Quindi non crede possa funzionare l’accantonamento dei posti ai precari specializzati delle Gae e delle graduatorie di istituto?

La soluzione dell’accantonamento dei posti per gli specializzati è inefficace ed è stato  dimostrato l’anno scorso con l’avvio del tutto caotico dell’anno scolastico.
Questo meccanismo non assicura la scelta del probabile posto su cui ha lavorato l’anno precedente l’insegnate di sostegno, in quanto le assegnazioni provvisorie vengono effettuate prima delle nomine annuali. Ne consegue che in tal senso si presuppone il diritto di scelta prioritario del docente specializzato precario e soprattutto non garantisce la continuità didattica sia all’alunno con disabilità che gruppo classe.
Noi, come MiSoS, proponiamo una soluzione al Miur e ai sindacati confederali, per limitare quanto meno gli enormi disagi che si verificheranno, ad avvio anno scolastico,  a danno degli alunni, è prevedere l’attribuzione dei posti in deroga sul sostegno seguendo tre diverse fasi temporali: prima bisogna procedere per l’assegnazione provvisoria interprovinciale dei docenti di ruolo specializzati, in seguito l’attribuzione degli incarichi di supplenza ai docenti precari specializzati da GAE e da GI di seconda fascia e infine, l’assegnazione provvisoria interprovinciale dei docenti di ruolo non specializzati. Quindi, le assegnazioni provvisorie dovrebbero avvenire in due momenti diversi pubblicando due elenchi distinti, il primo per assegnazione dei docenti di ruolo specializzati ed il secondo per assegnazione dei docenti di ruolo non specializzati.

 

Invece, all’ultimo momento è saltato il Pas sostegno

Ritengo che evitare il pas sostegno sia stata una scelta responsabile e di buon senso da parte del Ministro Bussetti. Bisogna garantire per gli alunni con disabilità una formazione di qualità che inevitabilmente contempli la selezione. L’esperienza è importante ma non basta poiché per fare questo mestiere occorre un’adeguata formazione e soprattutto una grande motivazione.  Parlo di motivazione del futuro docente specializzato poiché è imprescindibile, purtroppo, non la possiamo  dare per decreto, né attraverso un corso più o meno efficace senza selezione. Essere insegnanti di sostegno richiede una vera e propria vocazione dettata da una grande motivazione, ecco perché è fondamentale  puntare alla selezione di insegnanti preparati. In questo senso, la selezione diventa un argine per evitare che il sostegno diventi un trampolino per diventare insegnanti di ruolo, per ragioni di classi curricolari in esubero o per ragioni di mobilità. Per questo sarebbe bene valorizzare, oltre ai 14.000 futuri specializzandi, gli idonei, che pur avendo superato le selezioni, non hanno accesso al corso per mancanza di posti utili. Sarebbe opportuno che il Miur trovi una soluzione adeguata per valorizzare i docenti idonei che hanno superato le selezioni al corso di specializzazione sul sostegno.
Infine, per quanto riguarda i futuri specializzati sul sostegno, sono già stati previsti come accordi con il Ministro Bussetti, ulteriori 3 cicli di corso di specializzazione con selezione, per un totale di circa 44.000 futuri specializzati.
In questo senso, bisognerà trasformare inevitabilmente le cattedre in deroga in organico di diritto, altrimenti rischiamo di creare ulteriori sacche di precariato a quelli già esistenti.

 

Anche se manca il provvedimento finale che deve “uscire” dal Parlamento, secondo lei, al prossimo concorso straordinario, potrebbero essere ammessi con riserva gli specializzandi dell’ultimo corso di specializzazione sul sostegno?

Mi auguro vivamente di si, inserire la riserva come è avvenuta al terzo ciclo tfa sostegno grazie all’intervento di MiSoS. Sarebbe una soluzione di buon senso, soprattutto in una situazione di grande emergenza sul sostegno scolastico.
Non vorremmo ritrovarci ad effettuare ricorsi al Consiglio di Stato dall’esito positivo come è accaduto per il secondo ciclo TFA SOSTEGNO, al quale non era stata concessa la riserva per ila partecipazione al concorso 2016 sostegno.

 

Da settembre entrerà in vigore il decreto inclusione con le modifiche apportate rispetto al testo originario. Può quali sono secondo lei  pro e contro di tali interventi?

Senza dubbio positiva l’introduzione dell’approccio bio-psico-sociale ICF, che per le sue caratteristiche si presenta  come un modello capace di dare risposte più precise e coerenti ai bisogni degli studenti, fotografandoci nel suo approccio una visione globale alla persona, indagando e valorizzando  le capacità e le performance degli alunni con disabilità.
Invece, in merito all’articolo 14 del decreto 66/17, quello relativo alla continuità didattica e alla proroga della supplenza, consentendo la proroga della supplenza sul sostegno, su richiesta della famiglia e valutazione del dirigente scolastico, solo agli insegnanti con il titolo di specializzazione, tale misura sarebbe solo un palliativo.

Per applicare una vera continuità didattica sarebbe il caso di garantire la continuità per l’intero ciclo scolastico, con un unico modo: stabilizzare tutti gli specializzati precari, con la conseguente trasformazione dell’organico di fatto(deroghe).
Sull’aspetto delle cattedre in deroga ormai a circa 60.000 e che costringono ogni anno i genitori dei nostri alunni a ricorrere ai tribunali, non è stato fatto nessun passo avanti nel decreto inclusione, e bisogna andare indietro alla legge 128/2013 (Ministro Carrozza) per annotare la trasformazione delle deroghe in organico di diritto. Infatti la decisione sull’ammontare delle ore di sostegno per ciascun alunno verrà decisa dagli organi centrali del Miur menzionato dell’art. 10, c. 2: “L’ufficio scolastico regionale assegna le risorse nell’ambito di quelle dell’organico dell’autonomia per i posti di sostegno”.
Infine il decreto inclusione non contemplerebbe nella pratica una formazione obbligatoria ed efficace per tutto il personale docente sulle tematiche di inclusione e disabilità. Una formazione chiesta dalle associazioni di categoria a più riprese, proprio per il fatto che tutti gli insegnanti devono possedere una preparazione su questi temi.