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Sostegno negato al disabile, per la Corte europea dei diritti dell’uomo lo Stato deve risarcire la famiglia: è discriminante

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Il sostegno agli alunni disabili non può essere negato per motivi economici. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo: esaminando il ricorso della famiglia di una bambina autistica di Eboli, la quale negli anni scolastici 2010/11 e 2011/12 non aveva ricevuto il sostegno specializzato. All’epoca l’alunno frequentava la prima e seconda classe della primaria a l’amministrazione aveva liquidato la richiesta sostenendo “non c’erano soldi”.

Adesso, a distanza di dieci anni dal fatto, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sanzionato lo Stato italiano perché ha violato il diritto di garantire pari opportunità ai disabili.

La decisione della Corte

La decisione, presa dai giudici Ue all’unanimità, è basata sul concetto di violazione dell’articolo 14 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, incentrato sul divieto di discriminazione.

All’epoca della mancata assegnazione del sostegno, i genitori della bambina decisero di provvedere privatamente al reclutamento di un insegnante di sostegno.

Qualche tempo dopo, però, a fine 2015, presentarono ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo: ora quella Corte ha ritenuto che l’Italia debba pagare alla bambina 2.520 euro a titolo di danno patrimoniale, 10.000 euro per danni non patrimoniali e 4.175 euro per costi e spese.

Associazione Luca Coscioni: tappa decisiva

Filomena Gallo, avvocato e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, spende parole di soddisfazione per l’esito del ricorso all’organo giurisdizionale internazionale.

“Proprio nei giorni in cui in Italia è vivo il dibattito legato alle lacune del sistema scolastico alla riapertura post lockdown – dice Gallo -, la Corte europea dei diritti dell’uomo, con una importante sentenza, ha segnato una tappa decisiva verso il rafforzamento dei diritti delle persone con disabilità nello scenario europeo ed internazionale. Un grazie a questa famiglia che ha deciso di chiedere l’affermazione di diritti fondamentali per la propria figlia e all’avvocato Marilisa D’Amico dell’Associazione Luca Coscioni per la difesa che ha condotto a questa importante decisione”.

La Convenzione Onu inattuata

“La storia della bambina – aggiunge Gallo – è la storia di tante persone con la medesima disabilità che ogni giorno devono combattere per poter vedere erogato ciò che è un diritto”.

Secondo il segretario, l’Associazione Luca Coscioni è costretta “ad agire in giudizio per ottenere la piena affermazione di diritti fondamentali delle persone con disabilità, agiamo anche contro ogni forma di discriminazione in virtù della legge 67/2006. La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità risulta ancora non pienamente attuata nel nostro Paese come evidenziato ripetutamente dal Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità”.

“Oggi la decisione della Corte EDU assume ancor più rilievo e con valenza diversa poichè in tempi di pandemia, l’assistenza, l’inclusione per le persone con disabilità rappresenta una questione di emergenza nell’emergenza. Occorrono politiche adeguate per eliminare ogni discriminazione oggi purtroppo ancora esistenti, come la decisione della Corte EDU evidenzia”.