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Sport e studio si può, anzi si deve fare: parola del dottor Giorgio Chiellini

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Lo studio è importante per tutti, anche per chi è ricco e famoso, pure per un giocatore di calcio professionistico. A spiegarne il motivo è Giorgio Chiellini, capitano della Nazionale di Calcio e della Juventus, anzi il dottor Chiellini visto che il difensore è riuscito a completare gli studi conseguendo la laurea specialistica in Business administration, presso la Scuola di Management ed Economia dell’Università degli studi di Torino.

La sua storia

Il calciatore-studente ha raccontato la sua storia in una lunga intervista rilasciata a FIFpro.

È un legame, quello tra il calcio e la scuola, molto stretto fin dalla scuola primaria, dove ad ogni suo tentativo di saltare la scuola la mamma, racconta Chiellini, rispondeva con un: “Nessun problema, se non vai a scuola non vai neanche a calcio”.

La sua storia diventa quindi una sana lezione di vita, che è servita anche negli anni successevi, quando il calciatore ha scelto di continuare a studiare nonostante il successo raggiunto.  Perché è lo studio, spiega, “che mi ha aiutato su tutto, anche nel calcio se non sei attivo mentalmente e lucido non arrivi a certi livelli. Lo studio mi ha aiutato nella vita e anche nello sport”.

Il sacrificio non è alto

Allenamenti la mattina, pomeriggi passati a studiare e libri anche nei lunghi ritiri prima delle partite per riuscire a preparare gli esami ma anche per staccare la mente dalla pressione della sfida.

Ora spiega: “è molto più semplice, ci sono corsi per studenti-lavoratori. Le università mettono delle lezioni telematiche on line proprio per gli sportivi, l’Università di Torino mi ha permesso di completare i miei studi con la possibilità di corsi anche fuori orario in modo da avere tempo e modo di arrivare alla fine“.

Molti si chiedono perché un giocatore affermato, che guadagna cifre che nessuno sarà mai in grado di acquisire in tutta la sua vita lavorativa, ha voglia di spendere il suo tempo per laurearsi. Come si trovano le giuste motivazioni?

Prima di tutto, risponde Chiellini, i giocatori hanno la fortuna di essere impegnati negli allenamenti per poche ore al giorno, quindi hanno molto tempo libero per potersi dedicare ad altre attività personali.

Guardare oltre

Il secondo aspetto fondamentale è quello che la carriera di uno sportivo termina molto presto: si rischia a 35 anni di avere accumulato tanti soldi, ma di non sapere come impegnare il proprio tempo.

Anche perché sono pochi coloro che riescono a rimanere nel mondo del calcio, come allenatore o in diversi ruoli di dirigente sportivo (per ricoprire i quali serve comunque studiare ed essere preparati).

Il paradosso è che il rischio di entrare in depressione è molto alt , cosi come quello di sperperare i lauti guadagni in pochi anni.

A “25 anni ti sembra di essere indistruttibile, ma è quello il momento che invece devi pensare al tuo futuro post calcistico, perché finita la carriera hai una vita davanti e non ti basta più giocare a pallone per vivere”. Parola di capitan Chiellini!