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Statali, i numeri della “stretta”: in due anni -120mila posti, stipendi -1,3% e l’età media schizza a 48 anni

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Sono numeri significativi. In questi casi si dice ‘emblematici’. Perché parlano da soli. Sono i numeri riguardanti la “stretta” – frutto, in particolare, del blocco di contratti, delle risorse e del turn over – avvenuta tra il 2011 e il 2012 nei confronti dei dipendenti pubblici. Quindi anche di quelli della Scuola. Forse un po’ incautamente, la Funzione Pubblica li ha fatti trapelare nelle stesso ore in cui il Consiglio dei ministri approvava in via definitiva, anticipando tutti in quello che è stato definito un vero e proprio ‘golpe’ ferragostano, la proroga del blocco di stipendi e carriere sino a tutto il 2014. Ebbene, i dati ufficiali indicano che il congelamento del turnover ha determinato nell’ultimo biennio, escludendo il 2013, qualcosa come 120 mila tagli nel pubblico impiego (il 3,5%, dei 3.350.000 addetti) e le retribuzioni sono calate dello 0,6% lo scorso anno dopo il -0,7% dell’anno precedente, mentre l’inflazione cresceva del 3%.
Lo stipendio medio, calcolando anche quello di quadri e dirigenti, è sceso così a poco più di 34.400 euro l’anno e, nel frattempo, l’età dei dipendenti pubblici è aumentata fino a 47,8 anni nel 2011 dai 43,6 del 2010. La scuola, quindi, è abbastanza in linea con il resto dei comparti. Con l’aggravante che coloro che pagano gli anni di troppo dei dipendenti, in questo caso dei docenti, sono cittadini particolari, a cui andrebbe riservato il trattamento migliore: gli alunni.
Quel che preoccupa è che, a riforma Fornero appena avviata, le amministrazioni pubbliche italiane già si trovano il personale più anziano di tutti i Paesi Ocse, con quasi un dipendente su due over 50, mentre in Francia e in Gran Bretagna sono appena il 30%.
Ovviamente, se si alza il numero di pubblici dipendenti in odore di pensione non può che aumentare la carenza di giovani alle dipendenze dello Stato: solo uno su dieci (il 10,3%) in Italia ha meno di 35 anni, quando in Francia sono il 28% e in Gran Bretagna il 25%. L’età dei nostri dipendenti pubblici è elevata anche in confronto con quelli degli altri lavoratori italiani che, per esempio nell’industria, sono più giovani di sette anni. Il settore privato, inoltre, ha continuato negli anni a registrare aumenti nelle retribuzioni, anche se insufficienti a compensare l’inflazione, con un +1,6% nel 2012 e un +2,1% nel 2011, mentre gli stipendi pubblici calavano complessivamente dell’1,3%.
”Tutti stanno soffrendo sia nel settore pubblico sia nel settore privato – afferma il ministro D’Alia – il potere d’acquisto del salario pubblico e del salario privato in questi anni è diminuito parecchio, così come è calato il livello dell’occupazione giovanile. Questi sono due dati che rendono il nostro sistema Paese più debole e su cui dobbiamo intervenire con politiche mirate”.
Intanto, però, è arrivata la proroga del blocco degli stipendi: non è forse giunto il momento che il Governo cambi bersaglio?