Home I lettori ci scrivono “Stiamo lavorando per inserirli nelle graduatorie di istituto”

“Stiamo lavorando per inserirli nelle graduatorie di istituto”

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Pur sapendo di quali argomenti si sarebbe parlato durante la trasmissione televisiva, dalla risposta che la Ministra ha avuto il coraggio di dare, è di tutta evidenza che ella non sappia nemmeno di cosa si stia discutendo. “Stiamo lavorando” nel suo linguaggio, equivale a dire non stiamo facendo un bel niente, anzi ce ne freghiamo altamente. Infatti: c’è da anni una norma che prevede, con la riapertura delle graduatorie di Istituto, (che prima era biennale, ora è triennale) l’inserimento di docenti abilitati nella II fascia della graduatoria di Istituto, mentre i non abilitati nella III^. Va da sé che in caso di affidamento di incarichi di insegnamento, prima si scorrono i nominativi di chi sta in I, poi in II, per ultimi quelli che stanno in III fascia delle graduatorie di Istituto.
Ma i neo-abilitati tfa ordinario chiedono l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento (ora chiuse) – perché è da queste che si deve attingere con priorità, essendovi inseriti i soli docenti provvisti di abilitazione. Vorrei chiedere alla Ministra cosa significa la Sua risposta: “stiamo lavorando per inserirli nelle graduatorie di Istituto”? Mi spaventa la superficialità, l’inconsistenza, la vacuità, il perbenismo, il raggiro, il disinteresse, la derisione, il disimpegno, la truffa al vocabolario, di questa risposta che, nel normale vocabolario significherebbe: stiamo rimuovendo i tanti e gravi ostacoli al vostro ingresso nelle graduatorie di Istituto, ed a questo non ci sto lavorando solo io, ma tutto il mio staff, tutti i dirigenti degli Uffici coinvolti, per cui state tranquilli che otterrete senz’altro l’inserimento nelle graduatorie d’Istituto!!
Altro non posso fare, anzi è già tanto quanto vi ho promesso! Senz’altro dovremo ringraziarla per l’enorme lavoro svolto! Cari neo-abilitati TFA ordinario, cari precari con vari anni di insegnamento, come vedete, le parole si sprecano, ma dietro di esse c’è il vuoto, ed oggi nella Scuola c’è molto vuoto.
Il primo vuoto è quello di memoria: si predicano l’impegno, la competenza, la certificazione delle stesse per avere diritto ad entrare nell’insegnamento, ma mentre si esprimono queste premesse si fa l’esatto contrario. Il secondo vuoto è quello del significato delle parole alterato, falsato, proprio del “vestito del re”,
Il terzo vuoto è quello della grave incapacita’, che in questo modo dimostra ampiamente, chi dirige un Organismo garante della crescita personale, sociale di un popolo, quale è la scuola.
Il quarto vuoto è nel raggiro di chi rassicura di stare lavorando per fare bene il proprio dovere, e che non sa neppure dove si trova, quali ambiti di criticità esistano, quali soluzioni valide siano possibili.
Si potrebbe seguitare ancora, ma il vuoto più grande è quello che stiamo creando attorno ai nostri figli ed ai nostri nipoti: li invitiamo all’impegno, allo studio, all’autonomia, a lavorare perché creino una società di persone responsabili, solidali, giuste, poi spendiamo tanto denaro per dare loro una Scuola che dice di includere mentre esclude, che dice di arricchire mentre impigrisce i sogni, che perde per strada tanti giovani mentre dice che li recupera. Solo chi ama la Scuola, l’ha vissuta con passione, e ne conosce le regole e la normativa esistente, può mettere mano al restauro, non certo i burocrati e i falsi amanti dei giovani e della loro crescita reale.
Mi auguro che si stia aprendo un nuovo scenario dove chi sa costruire bene e con arte, possa affiancare chi ha l’incarico di guidare l’opera pur essendo ignorante in materia. Molti direttori di Musei, magari poco informati su alcuni aspetti di un artista, restano ammirati dalla spiegazione personalizzata, ampia, vivace, autentica, fatta da una semplice guida turistica, di un’opera d’arte che essi già conoscevano, ma solo per averne sentito parlare o perché vista su un libro.
Da quel momento cambia tutto, non solo la visione d’insieme di quel singolo artista così ben presentato, ma lo spirito di curiosità, l’interesse per l’intero Museo e per gli altri sparsi nel mondo… Questo avviene anche nel giovane che entra per le prime volte a contatto con l’arte… ora vede tutto con occhi diversi, ragiona con mille interconnessioni, valorizza quello che prima per lui non aveva alcun significato… vuole conoscere di più… vuole imitare il bello dobbiamo lavorare per inserire i nostri giovani precari e meno giovani in una graduatoria di valori dove al primo posto c’è il lavoro. Molti di noi, del mondo della Scuola, che amiamo ed abbiamo ampia conoscenza, di questa realtà, anche se per campi e settori diversificati, dobbiamo lavorare con chi dice che sta lavorando con il significato del “vestito del re”.