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Stranieri tra i banchi: si conferma il boom, ma solo al Nord

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Continua inesorabile l’ascesa del numero di cittadini stranieri che vivono in Italia e, di conseguenza, il numero degli studenti di origine non italiana iscritti a corsi scolastici del nostro Paese. E questo nonostante i noti problemi di integrazione , comunicazione l’ancora eccessiva dispersione .
Gli ultimi dati ufficiali del Miur ci hanno detto che gli alunni di cittadinanza straniera (in prevalenza romeni, albanesi e marocchini, ma facenti capi complessivamente a ben 166 nazionalità diverse) erano 500.512 nel 2006/2007 ed in soli 12 mesi erano passati a 574.000 (di cui ormai 200.000 si seconda generazione), sfiorando quasi il 6,5% del totale della popolazione scolastica. Facendo registrare un tasso di crescita annua superiore al 15%; minore nella scuola primaria (attorno al 13%), maggiore nella secondaria (20-22%). Significativo che siano ormai 900 le istituzioni scolastiche che superano il 20% di presenze di alunni stranieri e che tra queste ve ne sono quasi 100 che superano il 40%.
A dare la maggiore spinta a questo fenomeno sono in prevalenza le regioni del Nord: quelle dove, logicamente, si collocano con più facilità le famiglie straniere in cerca di lavoro e di stabilità. Non sorprende, quindi, che in Piemonte nell’anno scolastico 2007-08 il numero di studenti con cittadinanza straniera che hanno frequentato le istituzioni scolastiche sono stati 55.543: il 14,4% in più rispetto all’anno scolastico precedente e circa sei volte in più rispetto al decennio passato. I dati sono emersi dall’indagine che l’assessorato all’Istruzione e Formazione professionale ha presentato il 22 maggio in occasione di un seminario sull’integrazione svolto presso il Museo di scienze naturali a Torino.
La ricerca, il cui intento è stato anche quello di verificare gli effetti delle attività promosse dalla Regione in questi anni in tema di accoglienza degli studenti stranieri, colloca il Piemonte al quinto posto tra le Regioni italiane per presenza di iscritti di origine non italiana: dopo altre Regioni del Nord (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) ed il Lazio. La provincia di Torino è risultata essere quella principalmente interessata al fenomeno, con 10.527 alunni stranieri inseriti nella scuola primaria, 5.959 nella scuola secondaria di primo grado e 6.293 in quella secondaria di secondo grado. Seguono la provincia di Cuneo e quella di Alessandria. Complessivamente nel Piemonte la scuola primaria raccoglie il 40% circa dell’intera utenza e si assiste ad un aumento del numero dei bambini dai tre ai cinque anni nelle scuole dell’infanzia.
Dall’indagine si è cercato anche di comprendere le principali difficoltà degli insegnanti nel processo di integrazione tra studenti stranieri e italiani: è emerso che una maggiore tendenza all’auto-isolamento dei gruppi etnici; ma anche la difficoltà a far rispettare agli allievi stranieri regole che non fanno parte della loro cultura. Evidenti anche i condizionamenti razzisti da parte delle famiglie degli allievi italiani. Ma in alcuni casi sono stati ravvisati atteggiamenti troppo aggressivi da parte degli stessi ragazzi stranieri.
Un dato forse sinora poco considerato è quello dell’ancora eccessiva dispersione scolastica: nelle province piemontesi è emerso che tra le cause più frequenti di abbandono scolastico dei ragazzi stranieri vi è “l’utilizzo dei ragazzi da parte dei genitori nelle loro attività lavorative, la scarsa motivazione rispetto allo studio, il fatto che gli allievi siano costretti ad andare a lavorare per necessità e la scarsa attenzione delle famiglie rispetto alla scolarizzazione dei figli”.
L’ assessorato all’Istruzione piemontese ha quindi fornito agli istituti di ogni ordine e grado diversi strumenti per favorire l’integrazione degli studenti stranieri: corsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua, kit didattici sul riconoscimento delle differenze, un piano triennale per l’accoglienza e l’inserimento scolastico in corso d’anno, percorsi di istruzione e formazione professionale e laboratori didattico-educativi.
“Restano ancora molti problemi da superare – spiegano dall’assessorato – partendo soprattutto dalla difficoltà di comunicazione, che resta una barriera problematica da superare. Per questo la Regione ha investito risorse per tentare di costruire una rete strategica tra associazioni ed enti locali in modo da garantire l’inserimento di figure professionali da affiancare agli insegnanti, mediatori culturali, psicologi ed educatori”.
Le rilevazioni che provengono dal Piemonte sono l’esatto specchio della situazione nazionale: se è vero che di questo passo (70.000 alunni e studenti in più ogni anno) nel 2011 avrannosuperato la fatidica quota di un milione, va anche detto che solo guardando oltre i confini nazionali ci rendiamo conto di non vivere affatto una tendenza eccezionale. Anzi. Dietro al sensibile incremento nazionale – dai 50.000 alunnistranieri dell’anno 1995/96 agli oltre 574.000 del 2007/08 – le nostre percentuali (6,5% scarso) rimangono infatti nettamente inferiori a quelli di altri Paesi europei di consolidata immigrazione – in Francia, Germania, Inghilterra, Olanda superano il 10% – ed anche al di sotto a Paesi direcente immigrazione come la Spagna (7,6%).
Ma finché in Italia il Sud, isole comprese, continuerà a tenere gli stranieri lontani per perenne mancanza di lavoro, le scuole non potranno di certo avere iscritti d’oltre confine o comunque di origine non italiana: non a caso in tutte le Regionida Roma in giù non si arriva al 2% di iscritti stranieri. Davvero troppo pochi per parlare di “fenomeno nazionale”.