
Lo scorso settembre una vera e propria strage ha scosso il Paese: a Paderno Dugnano, comune in provincia di Milano, un ragazzino di (allora) diciassette anni ha confessato di aver ucciso il fratellino di dodici anni e i genitori poco dopo la festa di compleanno del padre.
Dopo sei mesi le indagini su di lui si sono concluse con la richiesta di giudizio immediato depositata dalle due pm, che non hanno trovato ancora un reale perché al triplice omicidio. Nel frattempo sono emersi alcuni elementi sulla vita e sulle idee del giovane.
Secondo quanto riportato da La Repubblica, nella sua stanza è stata trovata una copia di Mein Kampf di Hitler, accanto al “Manifesto” di Karl Marx, oltre a Se questo è un uomo di Primo Levi e alle Centomila gavette di ghiaccio con cui Giulio Bedeschi aveva raccontato la sua seconda guerra mondiale sul fronte russo. Per non parlare dei discorsi di Benito Mussolini annotati a matita sul quaderno accanto ai disegni di aquile romane e fasci littori e agli appunti su lame e coltelli.
Il disagio del giovane
Si parla anche di fascinazione per Il Signore degli Anelli e le stringhe di ricerca sul conflitto in Ucraina, dove sognava di andare a combattere come volontario, o su quello in Palestina. “Volevo essere immortale — ha provato ad argomentare — uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero”.
Nell’ultimo anno aveva provato hashish, marijuana e cocaina: “Fatevi qualche bombazza”, ha scherzato in una lettera spedita dal carcere ai compagni di classe. “Avevo cominciato a distaccarmi da tutti — ha provato a spiegare — a sentirmi estraneo perché secondo me nessuno avrebbe mai capito, e appunto volevo scappare. Mi sono sempre sentito diverso”.
Strage Paderno Dugnano, l’assassino era un “piccolo Einstein” ma quest’anno aveva avuto il debito in matematica
Il ragazzino, poco dopo l’omicidio, ha compiuto diciotto anni. Il giovane avrebbe subito detto ai giudici di sentirsi “oppresso” dalla famiglia e per liberarsi da questa sensazione l’avrebbe eliminata. Il ragazzo, che frequentava il liceo scientifico, sarebbe un genio della matematica ma, come riporta La Repubblica, era uscito con un debito proprio in matematica. E alla domanda, ieri, degli investigatori, se questo può aver avuto un peso nella sua deriva omicida, lui ha scosso la testa.
Il ragazzo in passato ha partecipato alle finali nazionali dei giochi di matematica. “Il mio Einstein”, lo chiamava la madre. “Frequentava l’ultimo anno di liceo, è un ragazzo tranquillo, sveglio, a posto. Fa sport. L’ultima persona da cui ti aspetti che possa fare del male” lo descrive un amico. Anche gli insegnanti dei ragazzi dicono che erano entrambi tranquillissimi. La scuola al momento cerca di serbare il silenzio.
Dopo le parole dello psichiatra Paolo Crepet a dire la sua è stato il pedagogista Daniele Novara. Ecco cosa ha detto: “Troppo spesso si cercano con i figli relazioni confidenziali, se non amichevoli, che non arginano di certo le istanze aggressive. Genitori che vivono spesso nell’innocenza del mito del dialogo, della parola, dello scambio. Così facendo abdicano al loro ruolo genitoriale, impedendo il mantenersi della giusta distanza e quindi della propria titolarità educativa. E finendo con il diventare amici dei figli, e non genitori.
Un quadro che sta creando una generazione di ragazzi e ragazze scarsamente propensi a gestire le contrarietà, quelle situazioni in cui gli altri non sono d’accordo con te, non ti danno ragione, le cose non vanno come volevi. Si creano così corto circuiti che portano spesso a comportamenti aggressivi legati alla frustrazione di non saper gestire adeguatamente i conflitti relazionali”.