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Studenti picchiati a Pisa, i docenti dei ragazzi colpiti: “abbiamo assistito a scene di inaudita violenza senza dialogo”

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Ciò che è successo a Pisa ha creato un’ondata di indignazione che ha portato diversi studenti e non solo a scendere nelle maggiori piazze italiane e manifestare in segno di pace. Docenti, studenti, organizzazioni sindacali, personaggi della cultura e del mondo della televisione hanno condiviso le scene forti di questi studenti ricoperti di sangue e hanno dato il loro punto di vista.

Questa mattina, nella puntata di Mattino 5, sono stati intervistati due dei docenti dell’istituto Russoli: “Abbiamo visto una violenza eccessiva, abbiamo visto i nostri bimbi che si spostavano da Piazza Dante verso Piazza dei Cavalieri e l’unica cosa che è successa è stata una violenza a senso unico in questa strada che è un imbuto e che non ha lasciato scampo, si sono trovati bloccati e non potevano andare da nessuna parte. È stata una scena terribile vederli così impauriti, piangevano, abbiamo cercato di calmarli. Non ce lo aspettavamo assolutamente una reazione così violenta”. E un altro professore aggiunge: “Anche io ero presente ed ho assistito a questa violenza. Abbiamo capito che stava accadendo qualcosa quando la polizia ha iniziato a caricare senza motivo, perché i ragazzi erano disarmati e con le mani alzate. Semplicemente volevano sfilare davanti la scuola Normale di Pisa che ha un valore come luogo di cultura e di eccellenza italiana. Non c’era nessuna intenzione di raggiungere altri luoghi sensibili”.

Un messaggio forte è stato dato anche dalla mamma (nonché docente) di una delle studentesse colpite, che in un post su Facebook ha puntato il dito contro le forze dell’ordine: “voi poliziotti come guardate in faccia i vostri figli?”

E lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato fermo:  “Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.

Questa la lettera dei docenti del liceo Russoli di Pisa che hanno pubblicato il giorno stesso dell’accaduto:

“Siamo docenti del Liceo artistico Russoli di Pisa e oggi siamo rimasti sconcertati da quanto accaduto in via San Frediano, di fronte alla nostra scuola. Studenti per lo più minorenni sono stati manganellati senza motivo perché il corteo che chiedeva il cessate il fuoco in Palestina, assolutamente pacifico, chissà mai perché, non avrebbe dovuto sfilare in Piazza Cavalieri. Gli agenti in assetto antisommossa avevano chiuso la strada e attendevano i ragazzi con scudi e manganelli, mentre dalla parte opposta le forze dell’ordine chiudevano la via all’altezza di Piazza Dante. In via Tavoleria un’altra squadra con scudi e manganelli. Proprio di fronte all’ingresso del nostro liceo, hanno fatto partire dapprima una carica e poi altre due contro quei giovani con le mani alzate. Non sappiamo se se siano volate parole forti, anche fuori luogo, d’indignazione e sdegno, fatto sta che, senza neanche trattare con gli studenti o provare a dialogare, abbiamo assistito a scene di inaudita violenza. Ci siamo trovati ragazze e ragazzi delle nostre classi tremanti, scioccate, chi con un dito rotto, chi con un dolore alla spalla o alla schiena per manganellate gentilmente ricevute, mentre una quantità incredibile di volanti sfrecciava in Via Tavoleria. Come educatori siamo allibiti di fronte a quanto successo oggi. Riteniamo che qualcuno debba rispondere dello stato di inaudita e ingiustificabile violenza cui sono stati sottoposti cento/duecento studenti scesi in piazza pacificamente: perché si è deciso di chiuderli in un imbuto per poi riempirli di botte? Chi ha deciso questo schieramento di forze, che neanche per iniziative di maggior partecipazione e tensione hanno attraversato la nostra città? Oggi è stata una giornata vergognosa per chi ha gestito l’ordine pubblico in città e qualcuno ne deve rispondere”.