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Sul 17 marzo la maggioranza si spacca, per Gelmini lezioni regolari. I presidi: scuole chiuse

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Il 17 marzo, celebrazione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, diventa motivo di scontro in seno alla maggioranza parlamentare: dopo la decisione presa in Consiglio dei Ministri lo scorso 28 febbraio, nelle ultime ore diversi ministri, con in testa i leghisti Bossi e Calderoli, hanno preso le distanze da questa scelta avallando quanto espresso daConfindustria , che ha più volte associato la festa ai danni per la mancata produttività pari svariati milioni di euro. Dopo alcuni giorni di silenzio, la lista dei ministri a favore dell’apertura delle scuole si è sempre più allungata, sino a comprendere il responsabile del Miur: “la ricorrenza – ha detto – potrà essere celebrata in classe durante l’orario normale dedicando una particolare attenzione a quel momento storico così importante”. Il Miur, sembra, avrebbe anche già predisposto una circolare da inviare alle scuole, nella quale si spiega come celebrare nel modo più degno la ricorrenza del 17 marzo rimanendo sui banchi. Il concetto è stato ribadito il 10 febbraio dallo stesso ministro Gelmini attraverso una nota ufficiale: il miglior modo di celebrare il 17 marzo – ha spiegato il responsabile del dicastero dell’Istruzione – è quello di dedicare questa giornata alla riflessione sui valori dell’Unità d’Italia. Io credo che, nella scuola, questo obiettivo non si raggiunga stando a casa. Non si deve equiparare l’anniversario a una qualsiasi giornata di vacanza. E’ giusto invece dedicare le ore di lezione all’approfondimento e alla conoscenza della nostra storia unitaria. In questo modo la scuola potrà svolgere un ruolo da protagonista nelle celebrazioni.
Sulla scelta migliore da attuare si era anche espresso Giuliano Amato, il presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia: “se si vuole che il 17 marzo l’Unità d’Italia sia ricordata e quindi festeggiata, non è detto che la vacanza sia il modo migliore per farlo”. Il presidente Amato ha anche aggiunto che “una mattinata di scuola dedicata a vedere e a discutere un film sul Risorgimento vale di più di una mattinata di festa”. Gelmini ha detto “di condividere pienamente queste affermazioni. Sarà comunque il Consiglio dei ministri a decidere collegialmente come meglio valorizzare questo anniversario, ho solo manifestato la mia personale opinione su questo tema”.
E la battaglia si preannuncia dura. Uno dei ministri più combattivi, favorevoli alla sospensione delle lezioni, è Giorgia Meloni: “una nazione non è fatta solo di soldi, non potete ridurre il 17 marzo ad una festa di serie B”, ha sottolineato il ministro della Gioventù, dopo aver avuto un duro scontro con il ministro Bossi durante l’ultimo Cdm. Dalla parte della Meloni si è schierato anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa. E nello schieramento dei favorevoli alla chiusura degli istituti vi è anche il Pd. Come pure i dirigenti scolastici: per il presidente dell’Associazione nazionale presidi e alte professionalità, Giorgio Rembado, “non si possono fare guerre di principio su una celebrazione così importante. Poiché la ricorrenza si può celebrare solo in quell’occasione, se ne dovrà sicuramente parlare in classe, ma non è detto che si debba fare necessariamente il 17 marzo: si può anche creare un dibattito e un confronto sull’unità d’Italia il giorno prima o il giorno dopo”. Il leader dell’Anp ritiene quindi che il 17 marzo “le scuole potranno rimanere chiuse, per poi recuperare le lezioni non svolte quel giorno attraverso l’eliminazione di una delle vacanze meno rilevanti”. Dello stesso avviso i sindacati. Secondo Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, “di una festa di grande significato e valore e come tale deve essere celebrata dal Paese e dalla scuola: riesce davvero difficile immaginare come si possa vivere come festiva una giornata segnata dai consueti impegni lavorativi o di studio”. Il sindacalista dalla Cisl ritiene, inoltre che gli allarmismi legati alla mancata produttività delle aziende e dell’offerta formativa rappresentino un falso problema: “il fatto che quest’anno cadano di domenica diverse festività normalmente infrasettimanali – sottolinea Scrima – dovrebbe rendere ancor meno problematica la decisione”. Anche per il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, “il 17 marzo rimane un evento importante per ribadire concetti fondamentali che, peraltro, già normalmente vengono trasmessi durante la didattica quando si affrontano tematiche come il risorgimento: invece si riesce a litigare anche attorno a questioni del genere. Quanto sta accadendo dà purtroppo l’idea di come la classe politica consideri la scuola italiana”. Chiude Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil: “siamo con chi sostiene che si faccia festa e riteniamo che la posizione del ministro Gelmini oltre che ad essere tardiva risulta molto influenzata dalla cultura leghista”.