Home Archivio storico 1998-2013 Estero Sul ritorno del maxi-concorso pure i sindacati si spaccano

Sul ritorno del maxi-concorso pure i sindacati si spaccano

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Risultano di diverso tenore, al pari di quello che accade in politica, i commenti dei responsabili dei sindacati della scuola alla notizia dell’imminente concorso pubblico per assumere quasi 12mila docenti in larga prevalenza già abilitati.
Secondo Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, “rimettere in moto un canale ordinario di reclutamento é certamente necessario, ed é già passato troppo tempo da quando, nel 2007, una legge delegò il ministro a rinnovare regole e procedure di accesso all’insegnamento. La materia é delicatissima, investe le attese e gli interessi, talvolta confliggenti, di una platea smisurata di soggetti: è dunque quanto mai necessario garantire trasparenza, equilibrio, chiarezza”.
Anche se quello della Cisl Scuola sul ritorno al concorso pubblico è un giudizio sostanzialmente positivo, prima di esplicitarlo in modo chiaro e definitivo il suo segretario preferisce attendere i contenuti del bando (annunciati per il 24 settembre). Per la cui stesura spera di essere chiamato in causa nei prossimi giorni, assieme agli altri sindacati. “Poiché al ministero é attivo un tavolo di confronto sul reclutamento – sostiene Scrima – chiediamo che con la massima urgenza, viste le scadenze annunciate, si passi dai generici annunci a un esame puntuale e approfondito, in quella sede, dei provvedimenti in cantiere; è indispensabile avere quanto prima tutte le informazioni necessarie relativamente alle procedure concorsuali e ai requisiti richiesti per accedervi”. In caso contrario, si correrebbe seriamente “il rischio di trasformare un’opportunità in un’ennesima occasione di tensioni e conflitti”.
Tuttavia per Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, i conflitti saranno inevitabili. Perché i quasi 12mila posti da assegnare ai vincitori di concorso prolungheranno ancora di più la presenza dei precari nel purgatorio” delle GaE. Allora “ben vengano i concorsi – sostiene Pantaleo – ma il Ministro ci dica prima come intende concretamente garantire lo svuotamento delle graduatorie ad esaurimento nei prossimi anni. Per questa ragione occorre cambiare le modalità con le quali vengono definiti gli organici garantendo più posti disponibili e una programmazione pluriennale di stabilizzazioni”. La Flc-Cgil è seriamente preoccupata, perché “per l’effetto combinato della devastante riforma Fornero sulle pensioni, della spending review e dei tagli epocali della ex ministra Gelmini si rischia nei prossimi anni di avere pochi spazi sia per i precari e sia per ipotetici concorsi”.
Dai toni ancora più forti è l’intervento di Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, per il quale l’annuncio del concorso pubblico non fa che “illudere nuovamente la categoria degli insegnanti, dal momento che la maggior parte di quelli già selezionati per svolgere questa professione è stata abbandonata in questi ultimi anni, spesso in scuole di province diverse, a svolgere il servizio come supplenti. La realtà è che questi insegnanti sono stati selezionati da giovani e stanno invecchiando rimanendo precari nelle nostre scuole autonome”.
Ma non si può invecchiare – continua Pacifico – vincendo concorsi uno dopo l’altro e poi rimanere sempre al ‘palo’. Certo, un nuovo concorso può essere visto come una nuova opportunità. Però è davvero troppo tempo che, almeno nella scuola, non garantisce un reale sbocco di lavoro. Questo è avvenuto perché per decenni il Miur ha autorizzato prima i provveditorati e poi le università ad abilitare decine di migliaia di candidati. Con il risultato che – conclude il leader dell’Anief – oggi ci sono 250mila insegnanti nelle graduatorie ad esaurimento”.
Sulla stessa linea si posizione Elena La Gioia, presidente nazionale del Cip, il Comitato insegnanti precari che non è proprio un sindacato ma che quando si parla di supplenti della scuola entra sempre con veemenza in campo per difenderli: “i ministri della Pubblica Istruzione – dichiara La Gioia – sembrano ossessionati dalle lente logiche della burocrazia ministeriale, per uscirne però prendono decisioni che non sempre tengono conto della realtà. E’ il caso del nuovo concorso per docenti nella scuola pubblica. La risibile giustificazione addotta – continua la presidente del Cip – è quella di abbassare l’età media del personale docente e di inserire i giovani nella scuola, come se i nostri attuali insegnanti nascessero già vecchi e precari invece di essere invecchiati nella scuola e per la scuola, consentendole di funzionare prima di ricevere, come regalo di fine anno e ogni anno, il licenziamento estivo”.
Per la rappresentante della più ‘antica’ associazione dei precari, “questi docenti sono diventati precari perché vittime dell’inettitudine e della miopia di una classe politica responsabile delle continue revisioni normative che hanno, più volte negli anni, provocato ribaltoni e sovvertimenti delle graduatorie. La stessa classe politica che nel frattempo ha costretto” gli stessi docenti non di ruolo “a sottoporsi a ripetute e diversificate prove concorsuali nelle quali comunque sono stati riconosciuti i loro meriti e raramente i loro diritti. A queste prove si è aggiunta l’esperienza pluriennale accumulata con il servizio prestato, spesso nelle forme e nelle sedi più disagiate. I Cip ritengono che il dovere politico e la necessità funzionale della scuola impongono al governo l’assunzione su tutti i posti disponibili dei precari dalle graduatorie vigenti fino al loro esaurimento: solo dopo – conclude La Gioia – sarà possibile l’adozione di nuovi sistemi di reclutamento”.