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Sull’abolizione legale del titolo di studio, 3 italiani su 4 si dicono contrari

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Alla fine i dubbi sul valore legale del titolo di studio sembrerebbero rivelarsi del tutto inutili: a poche ore dalla consultazione pubblica messa in atto dal Miur dopo la cancellazione della norma dal decreto semplificazioni, circa 15mila partecipanti su 20mila (con maggiore propensione al Sud) hanno detto che vorrebbero mantenere l’attuale valenza della laurea perché garantisce la qualità della prestazione resa dal professionista, che il cliente potrebbe non essere in grado di verificare da solo”. È troppo forte, evidentemente, il timore di vedersi privare di uno dei punti fermi del nostro sistema formativo e di accesso al mondo professionale.
L’anticipazione, fornita dal quotidiano più distribuito in Italia, il Corriere della Sera, non lascerebbe spazio a dubbi. Quella che nelle intenzioni del premier Monti e del ministro Profumo doveva essere un importante indicatore di tendenza della volontà popolare, per verificarne la disponibilità a rivedere, in chiave moderna, il valore e la spendibilità dei diplomi, ha in realtà prodotto un chiara richiesta di mantenimento del quadro normativo esistente: solo il 10% dei votanti ha espresso un giudizio negativo sull’attuale assetto. Quasi il 74% si è invece detto d’accordo nel mantenerlo. E il resto, circa il 15%, non ha preso posizione, preferendo cliccare sull’opzione “dipende dal tipo di professione”.
Del risultato che si sta concretizzando sul portale del Miur si compiaceranno in molti. Dai partiti politici d’opposizione, capitanati da sinistra e Idv, ai sindacati, con parole forti usate da Flc-Cgil e Anief, sino addirittura ad alcuni rettori,
 Tra coloro che cantano vittoria figurano poi la maggior parte degli studenti. Qualche giorno fa hanno allestito un contro-questionario. E nella notte tra domenica 22 e lunedì 23 aprile hanno lasciato diversi rotoli di carta igienica, con sopra la scritta ‘Titoli di studio o carta straccia?’, proprio davanti al ministero dell’ Istruzione. L’ azione dimostrativa ha voluto porre l’ attenzione su una intenzione del governo che secondo Diana Armento, coordinatrice di Link Roma sarebbe “una vera e propria truffa” poiché nella stessa formulazione delle domande poste on line si coglie “la volontà governativa di orientare le risposte verso l’ assenso a tale abolizione. Ciò è ancor più grave – continua la studentessa – se si tiene conto del fatto che si tratta di una tematica di fondamentale importanza; infatti l’ abolizione del valore legale del titolo di studio creerebbe una dualità all’ interno del sistema formativo con poli universitari eccellenti ma costosissimi e università scadenti ma economiche. Insomma il merito dello studente perderebbe valore in favore della reputazione dell’ Ateneo da cui proviene, rendendo le nostre lauree carta straccia”.