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Supplenze oltre i 36 mesi, ok del Senato: cosa cambia per i precari

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Nel pomeriggio del 7 agosto il decreto dignità ha ricevuto l’approvazione del Senato, replicando quello della Camera, e spianando la strada alle novità che riguardano la scuola. Su tutte l’abolizione del comma 131 della Buona Scuola in merito alle supplenze. Adesso mancano solo la firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Stop al blocco delle supplenze annuali

Con l’approvazione del decreto dignità, si pone fine al famoso comma 131 della legge 107 di stampo renziano. Tale comma, evitando di assegnare supplenze su posti liberi, aveva pensato di bloccare sul nascere qualsiasi pretesa di immissioni in ruolo tramite i tribunali: i precari, docenti e Ata, nell’intento del Pd, avrebbero infatti potuto continuare ad ottenere supplenze, ma solo di breve durata, quindi su posti in realtà occupati e liberi solo per motivi di forza maggiore.

In pratica, per diventare insegnanti di ruolo, avrebbero dovuto per forza vincere un concorso pubblico, come del resto prevede la legge italiana per entrare nei ruoli dello Stato.

Con la caduta del blocco cosa cambia?

Con la caduta del blocco dei 36 mesi, il personale precario docente, amministrativo, tecnico e ausiliario, con più tre anni di lavoro svolto, anche non continuativo, non rischia più di vedersi negato, a partire dal 2019-2020, la possibilità di accettare supplenze su posto privo di titolare, e doversi così accontentare di supplenze sino al 30 giugno (su posto libero ma solo provvisoriamente), sino al termine delle lezioni o di breve durata (su giorni di malattia, maternità, permesso, ecc.).

Bisogna sottolineare che la norma pensata dall’onorevole Azzolina del M5S (prima firmataria) reinterpreta a vantaggio dei precari della scuola quanto sancito dalla sentenza della Corte di giustizia europea emanata il 26 novembre del 2014: i 36 mesi indicati dai giudici europei, infatti, sono stati considerati come una soglia da superare per raggiungere, in modo automatico, l’immissione in ruolo.

Il Decreto Dignità cancella una delle più odiose imposizioni della Buona scuola di Renzi, scriveva a tal proposito Lucia Azzolina su Facebook qualche giorno fa. Abbiamo messo la parola fine alla pratica di assumere per 36 mesi docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari su posti vacanti e disponibili per poi licenziarli senza alcuna possibilità di proseguire il loro rapporto di lavoro“.

Già quest’anno vedremo la stabilizzazione di 57.000 lavoratori già presenti nelle graduatorie ad esaurimento e in quelle concorsuali. D’ora in poi la regola è il contratto a tempo indeterminato e deve esserlo anche nel mondo della scuola, che ha bisogno di stabilità e di personale qualificato e messo in grado di concentrarsi con serenità sul proprio lavoro“, conclude la deputata pentastellata.