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Tempi duri per chi copia in aula: in Inghilterra videocamere a circuito chiuso?

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Si annunciano tempi sempre più duri per chi copia durante gli esami di fine ciclo scolastico: esasperati per l’escalation di studenti dediti a questo tipo di comportamento, il cui apice viene messo in atto con abili manovre quasi da prestigiatori proprio durante le prove finali, il Ministero dell’istruzione inglese starebbe seriamente valutando l’ipotesi di affidarsi all’alta tecnologia.
Gli ispettori scolastici britannici stanno infatti valutando con attenzione la possibilità di introdurre videocamere a circuito chiuso nei locali dove si svolgono le prove degli esami fanali di Stato.
A confermarlo sarebbe stato direttamente il capo dell’Associazione dei funzionari per gli esami britannici, il quale ha dichiarato che le videocamere sarebbero meno intrusive di un ispettore che si apposta alle spalle di chi sta eseguendo un test.
La notizia desta non poco scalpore. Anche perché una misura simile rafforzerebbe il già esteso sistema di sorveglianza applicato nelle scuole del Regno Unito durante tutte le verifiche formative nazionali. La questione non è di poco conto, anche perché tocca tasti importanti come la privacy e il libero diritto all’insegnamento. Non a coso, più volte in passato gli insegnanti britannici si sono già lamentati per gli eccessivi controlli e temono che le videocamere siano introdotte presto anche nelle aule per monitorare le loro prestazioni: la Gran Bretagna in questo campo risulta davvero all’avanguardia, tanto da essere considerata, con i suoi 4 milioni di telecamere a circuito chiuso installate in tutto il Paese, una delle società più controllate al mondo.
Se l’idea dovesse andare in porto, per gli intramontabili e temerari “copioni”, veri artisti dei foglietti tattici e delle pensate più astruse da applicare in soccorso della scarsa applicazione sui libri, sarebbe una vera mazzata. All’opposto, rappresenterebbe un passo importante verso una più seria applicazione della meritocrazia, tanto richiesta anche nel nostro Paese proprio per rilanciare il settore dell’istruzione: un settore sempre più appiattito attorno a quello che più di un esperto di scuola ha definito il diritto al successo formativo.