
A fare la storia, e non solo quella della Chiesa cattolica, sono stati i grandi Papi, quelli battaglieri, decisi, pronti a rischiare perfino il loro “soglio” per un principio, un fine, uno scopo. Quelli che hanno imbracciato la spada, hanno infilato la cotta e si sono messi in prima fila nelle battaglie. I Papa-Re, i Papa a tu per tu con gli imperatori, coloro che hanno sfidato i barbari invasori, come Leone I Magno (440-461), il Coraggioso, che condannò le eresie che minavano la cattedra di Pietro, mentre è per lo più ricordato per avere fermato l’invasione “barbarica” degli Unni di Attila, anche se non riuscì del tutto a salvare Roma dal primo sacco dei Vandali.
O come San Gregorio Magno (590-604) che oltre a trattare coi Longobardi, il suo impegno fu rivolto alla evangelizzazione dell’Europa, trattando coi franchi e coi britanni, e in qualche modo unendo “l’ecclesia” in un comune sentire spirituale, mentre si diffondeva il monachesimo, ma pure le prime feroci pestilenze. Di lui ancora nelle chiese si sente l’eco nei canti che portano il suo nome, “gregoriani”.
O come, Gregorio VII che, convocato un concilio, fece approvare due famosi decreti, uno contro i preti trasgressori del celibato e l’altro, importantissimo, contro l’ordinazione dei vescovi da parte dei principi laici. Fatto prigioniero dall’imperatore di Germania, fu liberato dal popolo e subito dopo scomunicò il suo carceriere, dichiarandolo pure deposto: non era mai accaduto. Di lui si ricorda l’umiliazione inflitta a Canossa nel castello di Matilde. Battagliero fino al termine dei suoi giorni, imprigionato dall’antipapa, venne liberato dai Normanni.
Memorabile pure Bonifacio VIII, quello dello “schiaffo di Anagni”. Fu lui a istituire nel 1300 un giubileo ogni cento anni e fu anche lui a scomunicare un gran numero di monarchi, ribadendo, con la bolla “Unam Sanctam”, la supremazia del papato sull’imperatore.
Abile politico, ma anche battagliero e geniale, Giulio II (1503-1513) tenne testa al Borgia, restaurando la potenza politica dei papi e ricuperando con stratagemmi i domini usurpati alla Chiesa. Promotore del Quinto concilio ecumenico, invogliò la creazione della Santa Lega, riuscendo a scacciare dall’Italia i Francesi. Protettore delle arti, affidò al Bramante la ricostruzione della Basilica di S. Pietro, mentre ordinava a Michelangelo di eseguire gli affreschi della cappella Sistina e di scolpire per la sua tomba il Mosé. Raffaello ne eseguì un ritratto.
E poi Leone X (1513-1521), figlio di Lorenzo il Magnifico, il cui pontificato è caratterizzato dalla cura per le arti e le lettere ( protesse artisti come Michelangelo, Raffaello, Ariosto), ma pure per le guerre intraprese. Fu sua l’idea delle indulgenze plenarie per costruire la fabbrica di San Pietro, ma che scatenò le ire di Lutero e il successivo scisma con le successive eresie che invasero l’Europa.
Tra i papi più celebri ma anche più controversi della storia della Chiesa, è fondamentale ricordare papa Alessandro VI Borgia. Fu però anche mecenate di umanisti e artisti e anche colui che in qualche modo si macchiò di nepotista, ma si dichiarò pure padre del Valentino, Cesare, e di Lucrezia. Fu lui a segnare il destino dell’America, pubblicando la bolla Inter caetera, che dava alla Corona di Castiglia il dominio sulle terre scoperte d Colombo e da scoprire, essendo terre d’infedeli in cui il papa aveva il potere di agire.
Per arrivare, fra i Papi che hanno fatto la storia, a Giovanni XXIII e a Giovanni Paolo II, sulle cui recenti storie si ricorderanno gli interventi straordinari, come l’eliminazione della scomunica ai comunisti o l’invettiva contro la mafia, mai prima pronunciata da un Papa. Oltre alla determinante influenza che il “Papa polacco” ebbe per il crollo del Muro di Berlino e la definita liquidazione della guerra fredda, coi suoi contraccolpi politici ed economici tra la vecchia URSS e gli Usa, insieme al Blocco atlantico e quello di Varsavia.
E oggi, quale impronta storica lascia Papa Francesco, all’interno di un mondo globalizzato, litigioso, guerrafondaio, suprematista?
Certamente l’esempio del buon pastore, di avere implorato e cercato la pace, di avere pregato per i più deboli, i diseredati, per quelli insomma che questo cosiddetto Occidente di civiltà e cultura vuole imprigionare ed escludere, che esilia, contro cui innalza barriere e barricate, compresi odi e segregazioni. Un uomo contro, tanto che qualcuno lo ha pure definito “comunista” perché ha bacchettato la corruzione, i privilegi, i razzismi, le ricchezze senza fondo, gli egoismi, gli sfruttamenti, venendo pure incontro ai diversi: “Chi sono io per giudicarli?”.
Non ha indossato le cotte guerriere dei Papi medievali e rinascimentali, questo Papa, ma quella semplice, dimessa, povera, modesta, umile di San Francesco che riusciva a parlare anche coi lupi, simbolo estremo del male, come in qualche modo ha fatto Bergoglio, venuto da lontano, dall’altro mondo e che negli occhi dei disperati migranti nel mare della indifferenza ha visto quelli dei suoi concittadini italiani in giro per il mondo, lui figlio di emigranti, a cercare lavoro e abbandonando la Patria: già, quale Patria?