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Tra scadenze assillanti, organici ridotti e mole di documenti, le segreterie cedono emotivamente

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Sono da quasi 40 anni un segretario di scuola (la vecchia definizione è voluta e non racchiude uno scontato e nostalgico sguardo rivolto al passato).

Mai come in questo periodo mi sono interrogato sul mio ruolo all’interno dell’istituzione scolastica e del mondo del lavoro in generale, soffermandomi soprattutto sui risvolti di tipo personale, umano e sociale.

In questa Società, alla quale è richiesto di correre all’impazzata, non si capisce ancora bene verso quale traguardo, non c’è più il tempo materiale per l’attenzione nei confronti delle varie sensibilità, nei rapporti che si stabiliscono all’interno degli ambienti di lavoro.

La premessa potrà sembrare un po’ slegata dal contesto, ma vi prego di attribuire la cosa al solo fatto che ho una limitata capacità espositiva, non essendo un professionista della scrittura.

È ormai noto a tutti come negli ultimi dieci anni l’assetto organizzativo delle segreterie scolastiche abbia subito una costante e drammatica rivoluzione. Gli impegni che prima erano intesi come istituzionali si sono trasformati in residuali e sono stati gradualmente sostituiti da una nuova organizzazione, che nelle intenzioni dovrebbe avere più una connotazione progettuale. Il “dovrebbe avere” è d’obbligo: i cosiddetti progetti a finanziamento europeo (PON, FESR, POC etc) e quelli del PNRR a cui i primi stanno cedendo il passo, non lasciano assolutamente spazio alle iniziative – più o meno consapevoli – delle istituzioni scolastiche. Infatti, le risorse piovono in maniera caotica e parossistica sulle scuole, invadendo ed affogando di burocrazia gli uffici, ma quel che è peggio, senza che alle scuole si chieda quali siano le loro reali necessità.

Dunque, la parola d’ordine è spendere in fretta, anche se si corre il rischio di riempire le scuole di tecnologia che potrebbe non essere utilizzata per carenza di infrastrutture idonee e/o per insufficienti competenze/conoscenze del personale. In questo marasma si inserisce il discorso della cura delle pratiche amministrative: in questi anni si è cercato di formare il personale di segreteria, anche con sforzi a volte apprezzabili, ma il problema ha una complessità non facilmente gestibile. Le segreterie scolastiche, lo sappiamo bene, hanno caratteristiche che le distinguono da qualsiasi altra amministrazione pubblica, debbono compiere quotidianamente lo sforzo di reinventarsi, occupandosi di materie nuove, trasversali e totalmente diverse l’una dall’altra, per aspetti amministrativi, contabili, giuridici, per i quali – bisogna ammettere in tutta onestà – il più delle volte non hanno una preparazione adeguata.

Le scadenze assillanti, il costante aumento dell’età media del personale degli uffici, il contenimento degli organici, la mole e la complessità dei documenti da acquisire/produrre e il timore fondato di commettere errori di percorso, stanno generando un sentimento crescente di frustrazione tra gli assistenti amministrativi e i colleghi DSGA, che non può più essere ignorato. Molti di noi cedono emotivamente e si vedono costretti ad assentarsi dal lavoro, con le conseguenze facilmente immaginabili per la qualità dei servizi.

Con l’approssimarsi della definizione degli organici ATA queste mie brevissime (e forse un po’ scontate) riflessioni intendono essere solo un piccolo contributo, perché è giusto ricordare che all’interno degli uffici noi trascorriamo una parte significativa del nostro tempo, e che è un diritto umano che questo tempo trascorra serenamente e dignitosamente.

Cordialmente

Paolo Ciampa