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Trasferimenti, il paradosso dei prof che vanno da Sud a Nord: eppure la legge la conoscevano

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“Poiché abbiamo confidato nelle istituzioni partecipando al piano assunzionale, lo Stato ha ora il dovere di correggere queste anomalie”.

La richiesta riguarda i discussi trasferimenti su ambito territoriale e arriva dal comitato ‘Nastrini rossi’, il gruppo di insegnanti che, soprattutto al Centro-Sud, ha fatto quadrato sulla vicenda contrassegnata da una percentuale di errori di collocazione che secondo il Miur è minimale, ma per i sindacati è sicuramente una cifra due zeri.

Ora, però, i ‘Nastrini rossi’ sembrano non puntare più il dito sui bug dell’algoritmo del Miur, che in molti casi ha deciso le destinazioni dei docenti per il prossimo biennio (salvo assegnazione provvisoria) sulla base di punteggi e precedenze discutibili: il comitato, infatti, ora mette in discussione il trasferimento sfavorevole associandolo ad una mancanza di posti iniziale. Che sono “usciti” fuori in ratardo.

Poi fanno un esempio: “solo in Puglia – scrivono i ‘Nastrini rossi’ – i docenti deportati con la Riforma sono 3.200. In Regione stanno per essere assegnate oltre 4 mila cattedre”, con l’organico di fatto. Alla luce di questo, continuano, “come si può mai accettare di abbandonare la propria vita al Sud per lavorare al Nord? Ci sembra un paradosso”.

“Se il ruolo doveva essere il coronamento di un sogno portandoci alla stabilità professionale e personale – continua il comitato -, con la Riforma e il ruolo a livello nazionale lontano chilometri dai nostro affetti, i nostri sogni sono andati completante infranti, e con essi le nostre vite, ci chiediamo infatti come potremmo mai sentirci soddisfatti di lavorare lontano dalla nostra terra, dalle nostre famiglie e dai nostri alunni? Ci metteremmo l’anima in pace se i posti al Centro sud non ve ne fossero stati”.

“Ma la verità – continuano – è un’altra ed è tutta politica: le cattedre ci sono. Ne sono la dimostrazione i numerosissimi posti in deroga sul sostegno e le cattedre dei posti di organico di fatto (posti richiesti annualmente dalle scuole ad integrazione degli organici concessi dall’Usr)”.

Nell’intento di tutelare i docenti spostati su ambiti sfavorevoli, insomma, i ‘Nastrini rossi’ sostengono che con quei posti subito a disposizione il “danno” degli spostamenti fuori provincia e regione non si sarebbe mai creato. Chi conosce la scuola, però, sa bene che gli organici di fatto non valgono per i trasferimenti.

Le perplessità maggiori, tuttavia, sono altre. Riguardano l’aver definito “paradossale” spostarsi per accettare l’assunzione a tempo indeterminato: una situazione che avrebbe fatto “infrangere i sogni” di tanti ex precari.

Eppure, la Legge 107/2015, al comma 100, parla chiaro: i docenti aspiranti al piano straordinario di immissioni in ruolo, recitava la legge, “esprimono, inoltre, l’ordine di preferenza tra tutte le province, a livello nazionale” (il grassetto e la sottolineatura non l’abbiamo messa noi, ma erano già presenti nella legge).

La norma era così chiara (degli esiti ad alto rischio trasferimento lontano da casa), che alcune decine di migliaia di docenti precari hanno preferito non presentare domanda. E rimanere supplenti.

Ora, siamo i primi ad auspicare una soluzione che eviti spostamenti che in certi casi sfiorano il dramma personale e familiare. Ma, assegnazioni provvisorie a parte (che comunque metterebbero un’altra “pezza” solo per un altro anno), e una volta sanati gli errori dell’algoritmo, quel che servirebbe è una nuova norma che in qualche modo superi il comma 100 della Legge 107. Certo, non è una procedura veloce. Ma così stanno le cose.

Altre soluzioni (come gli appelli e le proteste genericamente verso lo Stato) possono essere più o meno condivisibili. Ma non applicabili. Perché andrebbero contro la legge.

 

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