Home Attualità Tutti contro Greta, l’alunna ideale per ogni docente

Tutti contro Greta, l’alunna ideale per ogni docente

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«Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci». Parola di Gandhi. Regola senza eccezioni. Lo dimostra Greta Thunberg, sedicenne svedese protagonista del movimento globale di protesta contro l’indifferenza al disastro climatico. In sette mesi (dal 20 agosto 2018) questa ragazza ha creato un movimento ambientalista senza precedenti, all’attenzione dei media già prima della manifestazione globale del 15 marzo. Fino a quel giorno, per lei e per i tanti giovanissimi che la seguono in tutto il mondo, stima e simpatia. Ora, dopo il grande evento, ecco la macchina del fango contro di lei, i suoi genitori e gli ipotetici “finanziatori” della sua iniziativa. E Greta viene derisa, sminuita, infangata, attaccata.

La notizia non può lasciare indifferenti gli insegnanti e tutti quanti si occupano di Scuola (e infatti più di una volta La tecnica della Scuola se n’è occupata). Nessuno si aspettava che una generazione come quella degli adolescenti — “Generazione Z”, bollata come indifferente, attenta solo all’ultimo modello di cellulare e persa tra consumismo e realtà virtuale dei social network — potesse emergere dal nulla cui pareva relegata per sempre. Forse, se proprio questa generazione si muove, è perché ha capito (contro ogni previsione) di essere quella che pagherà integralmente i danni fatti all’ecosistema planetario dal modello di sviluppo imperante.

Intervistare solo ottusi e ignoranti per screditare tutti

Sicuramente tra i giovanissimi che manifestano solo una minoranza è consapevole degli aspetti scientifici reali della questione “global warming”: spopola sul web il filmato con le interviste rilasciate ai giornalisti de “Il Messaggero” da ragazzi crassamente ignoranti in materia ma presenti in piazza a Roma. Strano, però, che il quotidiano della Caltagirone Editore S.p.A. non sia riuscito ad intervistare nemmeno uno studente un po’ più ferrato sull’argomento, visti i molti che — come i loro docenti ben sanno — hanno partecipato. Peraltro la Storia insegna che tutti i grandi movimenti del passato sono stati guidati da minoranze attive, capaci di tirarsi dietro le masse solitamente acquiescenti.

 

Contro la piccola Greta l’Invencible Armada delle grandi firme

Tuttavia anche grandi giornalisti si occupano assiduamente di Greta. Giuliano Ferrara, per esempio. Il quale, dalle colonne de Il Foglio, la deride e la attacca senza pietà, fingendo (con l’abilità di chi ben sa usar la penna) grande simpatia per lei. Antifrasticamente la definisce “deliziosa” e “figura idolatrica”; ma chiama la sua protesta “stupida utopia del futuro” e “pensiero unico orwelliano”. Maestro dei paradossi, Ferrara sogghigna che «ora la storia porta le treccine e suggerisce che l’ominicchio ha potere sul clima». Augura a Greta di non vedersi «comminata la bufala del premio Nobel». Tutto fa Ferrara, insomma, tranne ammetter francamente di aderire alla “compagna picciola” (ma strapotente) dei negazionisti climatici, che come fumo negli occhi vedono diffondersi le cognizioni scientifiche in materia (ormai patrimonio comune e non più solo appannaggio degli scienziati, universalmente concordi nell’affermarle).

 

Pensiero unico contro pensiero libero

Eppure grandi giornalisti del suo calibro dovrebbero aver ben altro da fare, che non occuparsi di questioni così futili come il riscaldamento globale (solo da loro, Trump e Putin considerato un’idiozia da bambocci). Però Greta buca gli schermi, e ciò comincia a dar fastidio proprio ai vati del pensiero unico (quello vero), che a modelli ben diversi da Orwell s’ispira. Lo dimostra l’attenzione dedicatale dall’altro grande giornalista, Vittorio Feltri, noto gentleman dal forbito e rispettoso linguaggio. O quella del grande sindacalista Marco Bentivogli, Segretario Generale FIM CISL, che sempre su Il Foglio si definisce “credente” sollecito della “cura del creato”, e desideroso di non lasciare questa cura agli “ideologici” “ambientalisti fricchettoni” e ai “gretisti”.

 

“Se Greta fosse sana”

Rita Pavone ha twittato che Greta le ricorda un personaggio horror. L’opinionista Maria Giovanna Maglie dichiara che se Greta «fosse stata sana», l’avrebbe «messa sotto con la macchina». Persino alcuni che si definiscono ambientalisti la attaccano per una sua foto in cui mangia pane in busta di plastica e banane. Del resto, ammettiamolo: anche chi scrive il presente articolo è ipocrita, perché usa una metropolitana mossa da energia elettrica prodotta da centrali a carbone!

C’è poi Fabio Sapettini, il quale definisce Greta «macchina da soldi nelle mani di persone molto esperte nel mondo degli affari», elencando quanti grazie a lei trovano fondi per la battaglia ecologista: attività certo meno nobile che rastrellare miliardi vendendo petrolio e carbone. Ma chi è Fabio Sapettini? Secondo Il Populista (sito del Ministro dell’Interno Matteo Salvini), è il ventisettenne “responsabile del Donald Trump Italian Fan Club”. Già, Donald Trump, quello che definì il cambiamento climatico “costosissima cagata”. «Un système où tout se tient», direbbe Ferdinand de Saussure.

Prima t’ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, cara Greta. Poi vinci.