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Tutti membri interni all’esame di Stato? Vota il nostro sondaggio

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Il motivo di questa proposta lo ha spiegato la stessa Ministra: i notevoli risparmi che si otterrebbero, stabiliti in diversi milioni, perché non si pagherebbero soprattutto le trasferte degli esterni. D’altra parte, aggiunge il sottosegretario, Gabriele Toccafondi, la percentuale di promossi ha raggiunto il 98,5%, mentre, lo ricordiamo noi, col sistema implementato da Moratti nel 2002, i promossi furono un po’ meno del 100%. E infatti da molte parti, all’epoca, si gridò alla “scuola degli asini”, cosicché appena giunto al ministero dell’istruzione il democratico Giuseppe Fioroni, quello del cacciavite e della pinza, venne ripristinato il sistema ideato da Luigi Berlinguer nel 1996. Anche questo tuttavia era comunque il risultato di un compromesso fra la commissione tutta esterna, come chiedevano le sinistre, e quella tutta interna, come invece voleva il centro e parte della destra per garantire le scuole private, sempre in bilico tra una verifica troppo rigorosa e una un po’ più blanda: al solito insomma.

A distanza di meno di 10 anni, Giannini, espressione di un governo guidato dalla sinistra, ritorna sui passi del governo Berlusconi e per motivi di stretta finanza, anche se, stringi stringi, qualche altra motivazione interna forse c’entra pure.

In ogni caso, col metodo riproposta da Giannini, si toglie anche quella sorta di premura e di attenzione nello stilare i programmi e gli argomenti di quinto anno da parte dei professori che sanno bene essere sotto un certo controllo da parte del collega esterno, mentre si perde pure l’interscambio fra docenti di materie affini e fra scuole affini. Una sciocchezza, a nostro avviso, ritornare al già visto, mentre da altre parti viene suggerito, se il motivo è il risparmio, di abolire del tutto gli esami e lasciare ai consueti esiti degli scrutini finali il risultato. Le ammissioni agli esami di Stato, in definitiva, potrebbero essere proprio gli esiti finali, cambiando solo la dicitura: promosso o bocciato.

Rimarrebbe il solo scoglio della modifica di quella parte della costituzione che lo prevede espressamente a conclusione di ciascun ciclo scolastico, conformemente alla ex terza media il cui esame di licenza è a tutti gli effetti un esame di Stato.

Per questo, considerato il quadro complessivo e il bailamme sotteso a tali proposte, dettate dalla convenienza politica e finanziaria, appare condivisibile quanto indica la Gilda degli Insegnanti: “Sull’esame di maturità si sta ripetendo il solito copione che va in scena in Italia: si fugge dal nodo centrale del problema. La questione principale non ruota intorno ai commissari interni o esterni, ma al valore legale del titolo di studio. Istituire commissioni composte soltanto da docenti interni non sarebbe una novità, visto che l´esperimento fu tentato già dall´ex ministro Moratti e si rivelò un flop. Se si vuole davvero cambiare l´esame di Maturità, occorre aprire un dibattito culturale serio che coinvolga anche il tema dell´autonomia scolastica”. 

“In Italia il diploma di Maturità ha valore legale – spiega Di Meglio – perché a stabilirlo fu il 90% dell’Assemblea Costituente e i commissari esterni servono per garantire uniformità su tutto il territorio nazionale. Modificare questo sistema è una scelta politica che va dibattuta in Parlamento e non deve essere un´operazione dettata da motivi economici”.

E partendo proprio da tutte queste considerazioni che vogliamo sottoporre ai nostri lettori un ulteriore test per sapere come la pensano su una materia che li riguarda, non solo come professionisti dell’istruzione, ma anche come genitori e cittadini.

 

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