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Tutto si taglia, meno le spese militari

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Messa in sicurezza di 3mila scuole, ammortizzatori sociali e di sostegno al reddito per 300mila precari, servizio civile per 70mila giovani: queste le spese che potrebbero essere sostenute grazie alla riduzione da 190mila a 120mila degli organici delle Forze Armate ed cancellazione del programma di costruzione ed acquisizione dei cacciabombardieri F35. Un risparmio sulle spese militari di 10 miliardi in tre anni.
E’ la proposta contenuta nel dossier della campagna “Sbilanciamoci!” sulle spese militari presentato il 4 giugno a Roma in concomitanza con il lancio mondiale del SIPRI Yearbook. Il dossier si intitola “Economia a mano armata” e può essere scaricato gratuitamente dal sito www.sbilanciamoci.org.
I dati del Sipri sono impressionati: l’Italia spenderà nel 2012 30 miliardi complessivi, oltre 10 miliardi nei prossimi anni per 90 cacciabombardieri F35 e ben 1,4 miliardi di euro per le missioni militari all’estero. Tutto questo, quando si tagliano le risorse per il welfare, la scuola, la sanità, gli enti locali. La spesa militare mondiale nel 2011 ha continuato ad aumentare: dello 0,3% in termini reali rispetto al 2010, raggiungendo i 1.740 miliardi di dollari; il 75% della spesa mondiale per armamenti nel 2011 riguarda appena 10 Paesi e gli Stati Uniti si confermano leader della classifica con il 43% della spesa mondiale militare. La media globale della quota del Prodotto interno lordo destinato alle spese militari è del 2,6%.
Per citare altri numeri: i paesi europei nel loro complesso hanno circa 7 milioni di soldati (Stati Uniti 1 milione e mezzo), 45mila tra carri armati e mezzi di combattimento (Stati Uniti 34mila) e 3.500 aerei di combattimento (Stati Uniti 2mila). Andando verso la direzione di maggiore integrazione delle strutture di difesa europea si potrebbe avere un risparmio complessivo di 100-150 miliardi di euro nei vari paesi, e anche in questo caso la somiglianza della cifra (130 miliardi) con quanto si è speso per l’ultimo salvataggio della Grecia (febbraio 2012) è abbastanza significativa.
L’obiettivo di questo dossier è quello di fornire informazioni e analisi, dati e proposte su come ridurre la spesa militare e su come orientarla in senso sociale, riconvertendo l’industria militare e investendo nelle misure necessarie a fronteggiare la crisi, nel welfare, nell’ambiente, nel servizio civile e nella cooperazione internazionale, perché è possibile svuotare gli arsenali per riempire i granai.