Home Disabilità Un nuovo modello di inclusione scolastica

Un nuovo modello di inclusione scolastica

CONDIVIDI

Lo scorso 8 aprile, presso l’Istituto dei ciechi “Florio e Salamone “ di Palermo, si è tenuto un importante convegno sull’inclusione scolastica, intitolato “Buona Scuola e disabilità visiva”, organizzato dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi.

Dei lavori del convegno palermitano e di quanto da esso è emerso, in questi giorni, ha parlato con la stampa Gianluca Rapisarda, consigliere nazionale della Pro Ciechi, nonché direttore scientifico dell’I.Ri.Fo.R.

Dichiara Gianluca Rapisarda: “nel corso dell’evento, fortemente voluto da Mario Barbuto, presidente nazionale dell’UICI, e da Rodolfo Masto, presidente della Federazione Pro Ciechi, abbiamo sostanzialmente fatto il punto della situazione sull’attuale stato dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità visiva e delle sue eventuali prospettive di miglioramento. Abbiamo avvertito la necessità di farlo proprio in questo delicato momento per l’istruzione in Italia, anche alla luce delle recenti novità introdotte dalla Delega sul sostegno della Buona Scuola, approvata definitivamente in CDM venerdì scorso”.

Continua il Direttore scientifico dell’I.Ri.Fo.R.: “da quanto è stato evidenziato nel corso dell’incontro, secondo i dati in possesso dell’UICI e dei suoi Enti collegati, gli studenti disabili visivi seguiti dai nostri Centri di Consulenza Tiflodidattica, frequentanti le scuole italiane, sono circa 4.000 (l’1,6% dei circa 235.000 alunni/studenti con disabilità del nostro Paese).

Questo dovrebbe far presumere che, considerato che le nostre Istituzioni assistono quasi il medesimo numero di allievi disabili visivi, siamo al massimo della qualità, ma non è così”.

“Innanzitutto – prosegue Gianluca Rapisarda – tutti i convegnisti hanno unanimemente denunciato la scarsa formazione specifica fornita agli insegnanti specializzati dagli Istituti di psicologia e di Scienze della Formazione delle Università italiane. Infatti, oggi, tale formazione è sempre più ‘indifferenziata’ e ‘generalista’, riducendo a sole poche ore od addirittura unità gli insegnamenti riservati alla cecità ed all’ipovisione (metodo Braille, Tifloinformatica, uso delle tecnologie ‘assistive’, educazione all’autonomia personale ed all’orientamento, ecc.)”.

“Se a ciò aggiungiamo – sottolinea il direttore Gianluca Rapisarda- che il Miur, infischiandosene del contesto e di servizi alternativi di supporto, ha focalizzato le sue energie solo sul docente di sostegno, legittimando di fatto l’ormai consolidato meccanismo della “delega in suo favore del processo di inclusione scolastica, la “frittata” è servita!”

“Nel corso dei diversi e qualificati interventi del Seminario è stato ripetutamente sottolineato che, in questi anni, noi rappresentanti dei ciechi non abbiamo di certo abbandonato i nostri ragazzi. Abbiamo creato 17 Centri di Consulenza Tiflodidattica (CCT), coordinati dalla Federazione Pro Ciechi e dalla Biblioteca per i Ciechi di Monza, un Centro del Libro Parlato presso la sede centrale dell’UICI, il Museo Tattile Statale Omero di Ancona, l’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione (I.Ri.Fo.R.) e diverse Stamperie Braille disseminate su tutto il territorio nazionale.

Il problema è che, a causa degli inutili individualismi che hanno caratterizzato la storia passata delle Istituzioni Pro Ciechi, tali strutture sono rimaste isolate dal resto del territorio e non integrate fra di loro”.

“Grazie al nuovo Presidente Nazionale dell’UICI Mario Barbuto – precisa Rapisarda – si è posto definitivamente fine a questo grave stato di cose, facendo “risorgere” il Coordinamento degli Enti collegati all’UICI e, soprattutto, dando vita al cosiddetto ‘Network per l’Inclusione Scolastica’ (NIS)”.

“Il NIS – spiega il Direttore scientifico dell’I.Ri.Fo.R.- rappresenta il tentativo dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di ottimizzare tutte le sue risorse e competenze (finora disperse), mettendole insieme, realizzando un unico ed omogeneo Servizio Nazionale di supporto all’inclusione scolastica degli alunni/studenti con disabilità visiva, in “rete” con le scuole, con i CTS ed i CTI previsti dal Miur ed ovviamente con i servizi del territorio. Non servono innumerevoli riforme o semplici cambi formali di nomi per migliorare lo stato del sostegno in Italia, se questi interventi non si trasformano in reali buone prassi.