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Unica collaboratrice scolastica di un istituto va in pensione: “Ci sono aspetti che, se si dice ‘non sta a me’, poi non vanno”

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Un legame tra una collaboratrice scolastica e una scuola che è durato 35 anni: così si può riassumere la carriera di una ATA della provincia di Pistoia, nel cuore dell’Appennino, che quest’anno va in pensione. Come riporta Il Corriere della Sera, la donna ha ripercorso un po’ gli anni di lavoro, facendo un bilancio di come la scuola sia cambiata.

“Mi mancheranno i docenti”

“I ragazzi mi mancheranno e anche gli insegnanti, alcuni sono più giovani di mia figlia. Ci sono genitori di alcuni alunni che sono stati a loro volta studenti in queste aule, che sono stati contenti di tornare e ritrovarmi qui, mentre tra i docenti che si sono succeduti in molti hanno cominciato la propria gavetta da questo posto”, racconta.

“La fortuna fu che quassù sembrava non volerci venire nessuno”, aggiunge. “All’inizio eravamo in due, poi gli alunni calarono e rimasi soltanto io. Mi sono però sempre gestita bene, anche negli anni con oltre 60 bambini. E ho sempre trovato rispetto”.

Scuola piccola, ha vantaggi?

In una scuola piccola, spiega, ancora meglio “si riesce a dare un’occhiata i ragazzi” e si imparano a riconoscerne i caratteri. “Forse non c’è più la solidarietà tra compagni di un tempo, la società cambia. Appaiono attaccati al cellulare, come prima si diceva della tv”, nota. 

“In un posto come questo bisogna collaborare, anche senza segreteria spesso capitava che i genitori venissero qui per non dover arrivare a Pistoia ad esempio, insomma si è un punto di riferimento. Ci sono tanti aspetti che, se si dice ‘non sta a me’, poi non vanno. Rispondere al telefono, le fotocopie, a un bimbo magari sanguina il naso… A me viene spontaneo, sono cose normali su cui con i docenti si collabora”, aggiunge.

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