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Uno studio rivela l’identikit dello studente modello per i docenti: maschio e ricco. Quanto pesano i pregiudizi a scuola?

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Uno studio delle università di Tubinga e Maastricht pubblicato sulla rivista Gifted Child Quarterly e riportato da SkyTg24 parla chiaro: i docenti agiscono secondo bias e pregiudizi nel considerare uno studente o una studentessa dotato o meno.

Lo studio, effettuato nei Paesi Bassi intervistando circa 27.000 studenti di prima media e 1.300 insegnanti, ha definito un vero e proprio identikit dello studente modello: maschio e proveniente da una famiglia benestante e con un alto livello di istruzione.

In questo studio i bambini hanno compilato un test sulla loro capacità cognitiva, un altro sul rendimento scolastico e hanno risposto a un questionario sulla loro personalità.  Agli insegnanti è stato chiesto poi di valutare il comportamento dell’alunno e di rispondere se fosse dotato o meno.

I ricercatori hanno scoperto che gli studenti classificati come dotati mostravano livelli più elevati di capacità cognitive generali e risultati accademici più elevati; avevano una mentalità più aperta ed erano più socievoli degli studenti che non erano classificati come dotati. Inoltre, i bambini giudicati dotati avevano maggiori probabilità di essere più giovani e di sesso maschile e di provenire da famiglie con un alto livello di istruzione rispetto agli altri bambini.

I docenti sono consapevoli di questi pregiudizi?

Secondo gli esperti, la probabilità che i ragazzi siano più dotati delle ragazze è di una volta e mezzo superiore. “Gli insegnanti dovrebbero mettere in discussione le loro idee sul talento degli alunni” afferma Jessika Golle, assistente professore presso l’Hector Research Institute of Education e uno degli autori dello studio.

“E’ stato anche interessante notare che tra gli studenti con le stesse capacità e motivazione, quelli il cui comportamento era meno gradevole avevano maggiori probabilità di essere classificati come dotati”, afferma Golle. Ciò rivela lo stereotipo persistente secondo cui le persone dotate sono socialmente imbarazzanti e più difficili da affrontare.

“Penso che sia importante che gli insegnanti diventino consapevoli di tali pregiudizi impliciti, altrimenti le ragazze e gli studenti con un basso livello di istruzione saranno sistematicamente svantaggiati. Il ruolo degli insegnanti nel processo di selezione dovrebbe essere messo in discussione perché,  dopotutto, di solito è un insegnante che identifica il bisogno di sostegno di un bambino in una fase iniziale”, afferma Trudie Schils dell’Università di Maastricht.

Merito e stereotipi

Questa tematica è più scottante che mai, soprattutto da quando si è insediato Giuseppe Valditara al ministero dell’Istruzione e del Merito: che possibilità ha un ragazzo o una ragazza con fragilità, o proveniente da una famiglia che non lo può supportare economicamente a dovere di scalare l’ascensore sociale? Tutti gli studenti hanno davvero le stesse possibilità o alcuni più di altri? Quanto conta il merito individuale? E quanto il contesto?

Secondo Valditara solo il merito e il talento, se valorizzati, possono riscattare un alunno o un’alunna: “C’è una grande lezione per il mondo della scuola nella sua complessità. La scuola dovrebbe essere proprio il luogo che permetta alle infinite ipotesi di futuro in ognuno degli alunni di venire alla luce attraverso le nozioni, le capacità tecniche, sempre focalizzate sulle personalità dell’alunno. La persona umana è al centro della Costituzione e della società: occorre dare un’opportunità ad ogni persona umana. La scuola è il primo luogo dove perseguire il pieno sviluppo della persona umana garantito dall’Art. 3 della Costituzione”, ha detto lo scorso novembre il capo del dicastero di Viale Trastevere.