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Valutazione: incontro tra Berlinguer e Adi

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"Abbiamo trovato una persona attentissima a soluzioni che possano migliorare e anche profondamente modificare l’esistente": è questa la prima battuta di un lungo comunicato con il quale l’Adi (Associazione docenti italiani) rende noto di aver incontrato il 9 febbraio il Ministro Berlinguer per approfondire il problema della valutazione dei docenti.
Al Ministro i responsabili della Associazione hanno portato una propria proposta articolata su tre questioni fondamentali: perché , che cosa  e come valutare.
"Non si tratta di valutare la normale attività di insegnamento che ciascuno docente dovrebbe sapere svolgere – premette l’Adi – ma quel "valore aggiunto" di professionalità, sia sul piano culturale che su quello organizzativo, capace di dare vita ad  una fascia di "arricchimento professionale", all’interno della quale poter scegliere chi debba svolgere tutte le funzioni che le scuole autonome richiedono"
L’idea dell’Adi è semplice.
In una prima fase il docente potrebbe acquisire – tramite la procedura concorsuale stabilita dall’art. 29 del Contratto – il titolo  di "insegnante  certificato o specializzato" (con relativa maggiorazione economica) e – in un secondo momento – accedere  ad incarichi funzionali (con specifica indennità) previsti dall’art. 28.
Secondo l’Adi un percorso del genere potrebbe anche servire – in prospettiva – per formare e reclutare  sul campo figure dirigenziali per la scuola o per altri settori della pubblica amministrazione.
Sul cosa valutare l’Associazione prende tempo, ma annuncia di essere già al lavoro per pubblicare nei prossimi mesi un rapporto di ricerca che definisca l’ossatura fondamentale degli standards di insegnamento.
Sul come valutare l’Adi ritiene che ciascuna fase della selezione debba prevedere punteggi minimi "ben oltre la sufficienza"
("Questa strada – osservano – farebbe anche cadere l’esigenza di definire  lo sbarramento dei 10 anni di servizio di ruolo, che potrebbero essere abbassati a 5").
Per quanto concerne la " lezione in classe" o la "trattazione di un’unità didattica" i docenti della Asociazione propongono di sostituirle con una "raccolta documentale (portfolio), costruita dal candidato relativa alla sua pratica professionale".
E – infine – cosa dice l’Adi a  proposito della prova strutturata nazionale ?
"Alla prova strutturata, che può misurare solo sezioni di conoscenze, ma  mai conoscenze di ordine superiore – si legge ancora nel documento – deve essere affiancata una prova semistrutturata ossia domande a risposta aperta che, a differenza delle prime, riescono a mettere in evidenza la capacità di rielaborazione delle conoscenze, di analisi e sintesi".
La proposta dell’Adi sembra equilibrata e ragionevole, talmente ragionevole che ben difficilmente potrà essere presa in seria considerazione in un dibattito che si sta ormai arroventando di giorno in giorno e che sta mettendo in luce contraddizioni profonde del nostro sistema scolastico e che negli ultimi anni erano rimaste latenti anche se del tutto irrisolte.