
La scuola è l’ambiente in cui, dalla primissima infanzia fino all’ingresso nell’età adulta, si costruisce gran parte del proprio essere sociale e si consolida la propria identità in rapporto alle persone coetanee, innescando dinamiche di accettazione o di esclusione con il gruppo di riferimento. Tra i banchi di scuola si vivono e sperimentano esperienze e sentimenti fondamentali, maturando scelte e aspettative che determineranno il futuro di ogni persona, non solo familiare e professionale, ma anche in relazione ai ruoli di genere.
Così si legge nella parte introduttiva dell’opuscolo di presentazione del progetto “Oltre la punta dell’iceberg”, un percorso esperienziale e laboratoriale per osservare e riflettere sulla violenza di genere, decostruire stereotipi e immaginari patriarcali, costruire nuovi modi di essere in relazione.
Il progetto è stato concepito da SCOSSE, acronimo che sta per Soluzioni Comunicative Studi Servizi Editoriali, un’associazione di promozione sociale nata nel 2011 a Roma grazie a una start-up dell’università di Tor Vergata, che si propone di contribuire alla costruzione di uno spazio pubblico aperto, partecipato e solidale, contro ogni esclusione sociale.
Come riporta Il Venerdì, supplemento del quotidiano La Repubblica, obiettivo del progetto è riflettere sulla violenza di genere e imparare a riconoscerla, anche nelle sue forme meno eclatanti e la metafora dell’iceberg è la più indicata a rappresentarlo: l’immagine, infatti, rende immediatamente comprensibile come i femminicidi siano soltanto la forma più estrema della violenza maschile contro le donne, che è radicata nella nostra cultura patriarcale e nei nostri sistemi sociali, e che si esprime, si legittima e si riproduce attraverso molte altre forme più o meno visibili e più o meno normalizzate. Sono stati i ragazzi e le ragazze di diverse scuole secondarie di II grado di Roma e del Lazio – beneficiari del progetto – a riprodurre graficamente questo iceberg: un’enorme montagna nella cui piccola parte visibile affiorano femminicidio, stupro, violenze fisiche e minacce, mentre la maggior parte della superficie che non si vede è costellata da stalking, controllo, diffusione non consensuale di immagini intime, denigrazione, gelosia, possesso. E così via fino a ricatti senso di colpa e stereotipi di genere che costituiscono la base sommersa dell’iceberg.
Riflettere, dunque, sulla violenza di genere e imparare a riconoscerla anche – e soprattutto – nelle sue forme meno evidenti.
A veicolare questi messaggi sono stati i ragazzi e le ragazze con le loro headline. Nello specifico la campagna di sensibilizzazione scolastica è stata realizzata in due incontri per ogni gruppo. Durante il primo incontro i partecipanti hanno realizzato la propria headline e nel secondo incontro l’hanno riportata su diverse superfici (banchi, muri, scale, finestre) mentre venivano fotografati dal team di Fotografi senza frontiere, partner del progetto. Questo ha permesso di raccogliere un ampio database di scatti e clip video che raccontano la realizzazione stessa del progetto e che si ritrova nel videoclip realizzato.
Tra le headline più significative: ‘Fraté, se te dice no fermate. Senza consenso è violenza’; ‘Non ti calcola? Calcola di mollarlo. L’indifferenza è violenza’; ‘Con la bocca potevi baciarmi, non umiliarmi. La svalutazione è violenza’.