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15.055 edifici scolastici in zona sismica: quanto sono sicuri?

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Oltre il 41% delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forte: si tratta di 15.055 edifici.

E ancora: il 43,8% degli edifici dei comuni capoluogo necessita di manutenzione urgente e, in generale, più del 60% degli edifici è stato costruito prima del 1976.

Secondo Legambiente nel suo XVIII rapporto Ecosistema Scuola, presentato nel corso del secondo Forum Scuola Innova, si tratta di un patrimonio edilizio scolastico di bassa qualità, con carenze significative di vario tipo, dalla messa in sicurezza antisismica all’adeguamento alle normative (circa 1 scuola su 2 non ha il certificato di idoneità statica, di collaudo statico, di agibilità e di prevenzione incendi).

Dei 15.055 edifici scolastici in zona sismica, il 43% è costruito prima del 1976, cioè prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica.

Solo il 12,3% di queste scuole è stato progettato o adeguato successivamente alle tecniche di costruzione antisismica.

Analizzando le linee di finanziamento degli ultimi quattro anni, solo il 3,5% degli interventi ha riguardato l’adeguamento sismico delle aree a rischio (532 interventi per 15.055 edifici). Di questo passo, ci vorranno 113 anni per raggiungere l’obiettivo sicurezza in quelle aree.

L’anagrafe scolastica è ancora incompleta, perchè mancano all’appello 6.315 edifici, il 15% del totale, e imprecisa, perchè 14.711 istituti sono registrati due volte, e inoltre riporta una zonizzazione del rischio vecchia, sostituita nel 2003 dall’attuale.

Capitolo finanziamenti.

Di quelli messi a disposizione per il miglioramento dell’edilizia scolastica (9,5 miliardi dal 2014), solo 4 miliardi sono stati finanziati per la realizzazione di 12.271 interventi, di cui però risultano conclusi solo la metà. L’investimento fatto ha inciso poco sulle riqualificazioni necessarie, con solo 437 nuove scuole e pochi interventi finalizzati all’efficientamento energetico e alle energie rinnovabili (9% del totale pari a 1.054 sui 12.271 totali), e solo 505 interventi di adeguamento sismico (4%).

Parti non strutturali degli edifici

Malgrado i comuni del Sud e delle Isole abbiano maggiormente beneficiato di fondi nazionali per l’edilizia scolastica, anche grazie a misure dedicate a queste aree, rimane ancora un importante divario geografico fra la capacità di investimento e di spesa degli enti locali.

La media di investimento in manutenzione straordinaria annua per singolo edificio, degli ultimi 5 anni, vede infatti una media nazionale di 20.535 euro, con una forbice che va dai 28.536 euro degli edifici del Nord Italia ai 3.397 del Sud.

Solo lo 0,3% degli edifici si trova in classe A e solo il 4,2% nelle prime tre classi energetiche (A, B, C), mentre la metà degli edifici si trova ancora in classe G.

Inoltre, solo il 18% degli edifici utilizzano fonti rinnovabili.

Campania

Disastrosa la situazione in Campania dove il 57% degli edifici necessita di interventi mentre il 90,5% di essi si trovano in aree ad altissimo rischio sismico:  ma solo 2 su 10 sono stati costruiti secondo criteri antisismici, e solo nel 28,5% degli edifici è stata eseguita la verifica di vulnerabilità sismica.

Legambiente su ‘Ecosistema Scuola 2017’ precisa ancora come quello campano sia un patrimonio edilizio vecchio, se si considera che il 61,2% risulta edificato antecedentemente all’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974 e che vede più di un edificio su due (57,6%) necessitare di interventi urgenti di manutenzione.