
Ha ottenuto la licenza media a giugno, all’età di 81 anni. Ma non si è fermato. Vincenzo Marras, di Assemini, ha deciso di continuare a studiare e si è iscritto alle scuole superiori. Frequenta ora il Cpia 1 Karalis, il centro provinciale istruzione degli adulti – una scuola pubblica – dove affronterà il biennio delle superiori.
Il “giro franco” da bambino e da anziano
Un percorso che lo ha entusiasmato a tal punto da voler proseguire. Proprio durante l’esame delle medie, Marras ha raccontato un episodio della sua giovinezza, legato a una partita a carte fatta al mercato vecchio di Cagliari: “Avevo perso tutto e me ne stavo già andando, ma ‘is piciocus’ avevano una loro regola. Mi hanno detto: ‘Anche se non hai più niente hai diritto a un altro giro, noi lo chiamiamo su giru francu’.”
“Non vedo l’ora che riprendano le lezioni”
“Così ho recuperato un po’ di quello che avevo perduto. Per me la scuola, alla mia età, è stata ‘unu giru francu’ della vita. Ho potuto imparare cose nuove, tenermi in esercizio, trascorrere ore molto belle con i compagni e i professori. Non vedo l’ora che riprendano le lezioni!”, ha raccontato durante la prova orale, come riporta Ansa.
Una vita difficile ma appassionante
Nato alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Marras è cresciuto in anni difficili, in cui il bisogno economico impediva a molte famiglie di far studiare i figli. Dopo le elementari, ha lavorato nei campi, trasportando verdure su un carro trainato dai buoi. Nonostante la vita lo abbia portato lontano dai banchi, non ha mai rinunciato al sogno di tornare a scuola. Lo scorso anno ha finalmente sostenuto l’esame di terza media, accompagnato e festeggiato dai nipoti, Lucia e Vincenzo junior.
L’orgoglio dei nipoti del super-nonno
“Nostro nonno è sempre stato molto curioso, per noi era normale vederlo coltivare tante passioni e studiare da autodidatta – raccontano i nipoti –. Appena si è presentata l’opportunità di tornare sui banchi, di apprendere sotto la guida degli insegnanti e avere un luogo in cui confrontarsi, non ha esitato. Non per il ‘pezzo di carta’, ma perché gli piace imparare e condividere quello che sa. Quando eravamo piccoli ci raccontava le storie della mitologia greca, la storia della Sardegna, voleva anche insegnarci a suonare la chitarra”.



