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A Vicenza una mostra che “lascia di stucco”

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Merita una visita la mostra “Kandinskij, Gončarova, Chagall. Sacro e bellezza nell’arte russa” alle gallerie di Palazzo Leoni Montanari, Contra’ Santa Corona 25, Vicenza. Uno spazio museale pieno di sorprese. La mostra è aperta fino al 26 gennaio 2020 ed espone 45 opere di artisti russi di fine Ottocento e inizio Novecento.

La visita è interessante per due motivi. Da un lato consente di vedere come l’arte russa delle avanguardie trovi ispirazione e motivo identitario nella tradizione secolare delle icone. In secondo luogo si può ammirare, in tutto il suo splendore, il palazzo Leoni Montanari.

La mostra

L’icona, termine che deriva dal greco e significa “immagine”, nasce in ambiente greco-bizantino a partire dal V secolo. Rappresenta soggetti religiosi, Cristo, la Vergine, i Santi, o momenti liturgici. Si diffonde in tutta l’area cristiano-ortodossa. Nella tradizione russa, esprime un contenuto di fede, qualcosa che va oltre la dimensione del visibile e del reale. I colori che più colpiscono sono il rosso e l’oro, ma anche il blu e i colori scuri.

Una tradizione talmente forte, quella dell’icona, che la ritroviamo negli autori di avanguardia all’inizio del Novecento, e contraddistingue il contributo russo all’arte contemporanea internazionale, come vuole dimostrare la mostra.

Per l’artista russo, la bellezza è una sorta di necessità interiore che deriva dallo sperimentare anche l’invisibile, come dice Kandinskij. E “senza bellezza non ci sarà più niente da fare in questo mondo”, come sostiene Dostoevskij. L’icona è pertanto assunta come fondamento di questo approccio, dal punto di vista estetico e spirituale.

Il palazzo

Il sontuoso palazzo sede della mostra fu costruito sul finire del Seicento in stile barocco dalla famiglia Leoni Montanari, arricchitasi grazie alla produzione e al commercio di tessuti, che aspirava a far parte della nobiltà vicentina e intendeva manifestare tutto il suo peso economico e culturale nella costruzione del manufatto.

La ricchezza si percepisce in particolare al piano nobile, nelle stanze superdecorate che “lasciano di stucco” il visitatore, dai pavimenti ai soffitti, con affreschi, sculture e stucchi, che mettono in scena soggetti tipici dell’arte antica, ma s’ispirano nello stile alla poetica barocca, che mira suscitare stupore e meraviglia, distinguendosi dal gusto palladiano classico e sobrio, fino ad allora prevalente in città.

A inizio Ottocento, la famiglia si estinse e il palazzo passò di mano. Nel 1908 la prestigiosa residenza fu acquisita dalla Banca Cattolica, confluita nel Banco Ambrosiano Veneto nel 1990. Ancora simbolo del potere economico-finanziario. La proprietà oggi è di Banca Intesa Sanpaolo, che però l’ha liberata dalle funzioni istituzionali, aprendola alla collettività e facendone una delle tre sedi italiane delle attività culturali dell’ente. Il palazzo, infatti, è stato inserito nel circuito museale chiamato “Gallerie d’Italia”, con Napoli e Milano. Oltre alle mostre temporanee, il palazzo-museo ospita al secondo piano una sezione permanente dedicata all’arte veneta del Settecento, interessante non solo sul piano artistico, ma anche storico per gli scorci sulla vita quotidiana del tempo.

Il laboratorio didattico per gli studenti

Palazzo e mostre sono fruibili in particolare dalle scuole, alle quali sono dedicate una “officina creativa” e un’elaborata offerta didattica per il 2019-2020.

Nel palazzo è attivo uno spazio permanente dedicato alla creatività, attrezzato con le più moderne tecnologie, che consente agli studenti di sperimentare diverse tecniche artistiche in modo coinvolgente. I percorsi didattici, organizzati per ogni ordine di scuola, offrono un ventaglio di possibilità multidisciplinari e proposte tematiche differenziate per fasce di età e metodi di coinvolgimento.

Rimango di stucco!” è il titolo azzeccato del depliant che presenta le “meraviglie in uno spazio museale pieno di sorprese”, nel quale gli insegnanti possono trovare tutte le informazioni, reperibile a questo link (clicca qui).