Home Didattica Adulti con poche competenze. Un problema ancora irrisolto

Adulti con poche competenze. Un problema ancora irrisolto

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Andrea Gavosto, per LaVoce.info, scrive un importante articolo nel quale, citando l’indagine Piaac (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) che relega l’Italia, relativamente alle competenze degli adulti, nelle ultime posizioni all’interno dell’Ocse, sia in literacy, sia in  numeracy, sia in adaptive problem solving, segnala che l’Italia di fronte a questo  dato  “particolarmente critico”, riguardante appunto l’incremento della quota di adulti con livelli bassi di competenza, dove cercare in qualche modo di porvi rimedio.

Infatti, dai dati raccolti emerge che oltre un terzo degli adulti italiani fatica a svolgere compiti basilari di lettura e calcolo. In numeracy, più del 50 per cento degli adulti del Sud e delle Isole si colloca nei livelli più bassi, evidenziando una frattura profonda rispetto alle regioni del Nord-Est (dove la percentuale scende al 20,5 per cento).

Al contrario, la quota di high performer (livelli 4 e 5) è rimasta stabile, con un lieve incremento non statisticamente significativo. Solo il 5,4 per cento degli adulti italiani raggiunge i livelli più alti in literacy (contro l’11,6 per cento della media Ocse) e il 6,2 per cento in numeracy (rispetto al 13,9 per cento Ocse).

Un segnale positivo arriva dalla popolazione giovane che fa registrare punteggi più elevati rispetto alle altre fasce d’età. In particolare, in numeracy dove raggiungono un punteggio medio di 259 punti, che è comunque inferiore alla media Ocse (270 punti) e con forti disparità territoriali. 

Il fatto che in Italia i giovanissimi ancora in età scolare o universitaria superino i giovani adulti, che teoricamente dovrebbero essere più maturi nelle competenze necessarie per la vita adulta, evidenzia un paradosso legato a scelte educative e professionali poco efficaci nel consolidare e valorizzare le competenze acquisite.

Secondo Gavosto dunque i risultati del Piaac confermano che è necessario un rilancio deciso delle politiche educative e formative per gli adulti:

– puntando su percorsi scolastici che sviluppino competenze spendibili nel mercato del lavoro, soprattutto nelle discipline Stem;

– incrementando il numero di diplomati che proseguono gli studi terziari;

– rafforzando un sistema di apprendimento continuo che sostenga i lavoratori adulti, in particolare il corpo insegnante che ha il compito di preparare gli studenti a fronteggiare le rapide trasformazioni del mercato del lavoro.

È pure necessario consolidare l’istruzione tecnica e professionale, proponendo percorsi pratici come tirocini e moduli brevi per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro che si potrebbe arrivare dalla recente riforma dell’istruzione tecnica con il modello “4+2”.

Purtroppo, come accade per molte altre iniziative, conclude Gavosto, la sperimentazione sembra mancare di un sistema di valutazione rigoroso che ne misuri l’efficacia, mentre l’obiettivo rimane quello di migliorare le competenze, per uscire da una stagnazione che rischia di tradursi in un ulteriore svantaggio competitivo per il paese, incapace di creare capitale umano adeguato rispondere alle sfide di un mercato del lavoro sempre più dinamico e globale.