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Al concorso valgono solo gli anni da supplenti nelle paritarie

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Al concorso valgono gli anni di insegnamento da supplenti, ma non quelli come docenti di ruolo a tempo indeterminato nelle paritarie: lo ha deciso il Miur che così limita ai soli contratti a tempo determinato la valorizzazione del servizio prestato negli istituti paritari. Una questione non di poco conto, visto che il concorso assegna un punteggio agli anni di insegnamento.

Il Fatto quotidiano riporta non solo le immediate minacce di  minacce di ricorsi, ma anche le dichiarazioni dell’Anief che è pronta a cavalcare la protesta:  “È una discriminazione fin troppo palese e senza alcun fondamento giuridico. Ne abbiamo già parlato con i nostri legali”.

La questione, scottante, è venuta fuori con la pubblicazioni delle Faq da parte del Miur, sollevando un nuovo polverone sulla valutazione degli anni di servizio, in particolare negli istituti paritari che – come è noto – dal 2000 fanno parte del sistema unico di istruzione, riconosciuti a tutti gli effetti dallo Stato. Il ministero ha deciso di convalidare soltanto gli anni di insegnamento come supplenti, e non quelli di chi ha lavorato con un contratto di assunzione.

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L’esclusione dei contratti a tempo indeterminato è presente già nel testo della riforma dove si parla di “servizio prestato a tempo determinato nelle scolastiche ed educative di ogni ordine e grado” e quindi anche agli assunti nel privato, ma creando un altro assurdo: “Già avevo poco punteggio, così non ne ho per niente” se viene escluso quello con contratto a tempo indeterminato, visto che nel privato le regole di assunzione sono diverse.

La posizione del Ministero ha una sua logica, per quanto contorta: al concorso non possono partecipare i docenti che sono già di ruolo. Per questo viene valutato solo il servizio da supplenti, criterio esteso anche alle paritarie. Ma è evidente che i docenti assunti nel privato saranno interessati al concorso e così finiranno per essere vittime di una evidente disparità: fa punteggio il lavoro come supplenti, ma non come insegnanti di ruolo.

Spesso fra l’altro le paritarie si approfittano dei precari, facendoli lavorare gratis in cambio del punteggio, venendo così penalizzati i pochi istituti seri che offrono un contratto vero a tempo indeterminato.

E nei caos degli inserimenti online delle domande scattano incertezze e rabbia, mentre i legali si lisciano i baffi per gli ulteriori ricorsi e le montagne di carte bollate.