Home Politica scolastica “All’Istat non interessa la scuola”: l’accusa arriva dall’Unicobas

“All’Istat non interessa la scuola”: l’accusa arriva dall’Unicobas

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L’Istat trascura scuola e istruzione?
Secondo Unicobas è proprio così: per esempio – chiosa il sindacato di base di Stefano d’Errico  nel recentissimo rapporto annuale, contrariamente al solito, “non c’è la ‘classifica’ della spesa per l’istruzione, ma solo quella per la ricerca, che in cifra netta ci vede ancora dietro Germania, Francia, Inghilterra e Spagna (e in percentuale sul Pil stiamo ben più in basso)”.
“Comunque – aggiunge d’Errico – nonostante gli infingimenti, è ugualmente la fotografia di uno sfascio totale”.
E riporta – come esempio – un passaggio significativo del rapporto: “Lo scarso investimento in capitale umano si ripercuote sia sulle opportunità di inserirsi e collocarsi adeguatamente nel mercato del lavoro, sia di giovarsi della mobilità sociale consentita da un più alto titolo di studio”.
Sono preoccupanti – secondo l’Unicobas – i dati relativi alla disoccupazione giovanile: “Nel 2013, i giovani 15-29enni non occupati e non in formazione (Neet) (…) hanno raggiunto i 2 milioni 435 mila, con una crescita costante (+185 mila unità dal 2012 e +576 mila unità dal 2008, mentre i nostri laureati restano una delle percentuali più basse della Ue (16,3% per la fascia d’età 25-64 anni, contro il 28,4 della media Ue). Senza considerare che l’occupazione resta sempre un miraggio: solo il 48,3% fra quanti hanno un titolo lavora, contro il 75,4% dell’Unione”.
Ma d’Errico punta il dito contro l’Istat e sottolinea che dal rapporto non emergono i tassi di analfabetismo reale, né di ‘ritorno’, che però sono in costante crescita.
“Avrà letto questi dati la Giannini?” si chiede ironicamente d’Errico che è convinto che molto si potrebbe fare per superare, almeno in parte, la situazione attuale. 
In che modo ?
Per esempio aumentando la durata dell’obbligo scolastico, dal momento che in Italia “lasciamo fuggire i giovani perché siamo inchiodati all’obbligo più basso d’Europa (dove la media è di 10-11 anni, contro i nostri 9)” e al tempo stesso si parla di riduzione a 4 anni dei Licei.
La conclusione di d’Errico è dura ma forse inevitabile, visto lo scarso successo elettorale riportato dalla Giannini: ”La disattenzione del Ministro verso i problemi del nostro sistema scolastico s’è coniugata con la protervia e l’improvvisazione, dato un tasso di ‘gradimento’ che il suo partito ha ricevuto nelle urne (pari allo 0,7%). A questo punto sarebbe il caso che se ne andasse, e presto, anche da Viale Trastevere”.