Home Ordinamento scolastico Almeno 200 “diplomifici” da chiudere entro un anno

Almeno 200 “diplomifici” da chiudere entro un anno

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Se in una scuola paritaria ci sono 5 iscritti al quarto anno e 89 al quinto, oppure 28 iscritti al quarto e 171 al quinto, ecco che scatta il campanello d’allarme: quelli sono potenzialmente diplomifici, istituti dove c’è la corsa all’iscrizione all’ultimo anno per accaparrarsi, ad un prezzo congruo e con una fatica minima, un diploma.

Ce ne sono tra i 200 e i 300, di istituti così, in tutta Italia, con delle impennate imbarazzanti in regioni come Basilicata, Campania, Marche, Abruzzo e Sicilia.

«Abbiamo finalmente trovato un criterio per mandare le ispezioni nelle scuole a rischio, ora puntiamo a chiudere tutti i diplomifici», annuncia il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi. «Così le paritarie non saranno più guardate con sospetto, e le poche mele marce- alcune centinaia di scuole su 1652 istituti- non contamineranno anche l’ottimo servizio svolto dalle altre».

I numeri non sono enormi: gli studenti delle scuole superiori che frequentano le paritarie sono 113 mila in tutta Italia, il 4,31% del totale, una fetta piccola rispetto ai 2 milioni e mezzo di studenti delle statali. Ma la parabola che seguono i ragazzi e le ragazze sui banchi è totalmente inversa: in genere gli alunni delle statali tendono ad abbandonare gli studi. Al primo anno sono in 606 mila (dati Miur 2014/2015), al secondo scendono a 523 mila, e così via, per crollare al quinto, quando sono poco meno di 428 mila. E’ la famigerata dispersione scolastica, che induce i ragazzi a non proseguire fino all’esame di Stato. Viceversa, la dinamica alle paritarie cambia totalmente: partono in 18 mila, al terzo anno sono diventati 20 mila e finiscono in 37 mila e 500, più del doppio. Cosa succede nel frattempo? Che agli iscritti iniziali si aggiunge la frotta di studenti svogliati, bocciati e poco motivati che, avendo alle spalle famiglie disposte a pagare dai 2500 ai 5000 euro, saltano anni di studio e arrivano direttamente all’esame di Stato, dove ci sono solo fogli da firmare e nessuna prova vera. «Ed è in quel momento che devono scattare i blitz, per poter dimostrare che davvero ci si trova davanti ad un fenomeno illegale: altrimenti, a verbali compilati e chiusi, tutto è opinabile».