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Alternanza scuola/lavoro tra pulizie dei bagni e nano-tubi in carbonio. Studenti spaesati, prof lasciati soli

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Lunga inchiesta de L’Espresso sull’alternanza scuola/lavoro. Il settimanale ha realizzato un focus mettendo in luce pregi e difetti del programma realizzato dal Miur. Partito lo scorso anno con oltre 650mila studenti, nel 2018 l’alternanza raggiungerà più di un milione e mezzo di alunni. 100 milioni è la cifra stanziata dal Ministero per la formazione dei tutor. Un piano da 200 ore per ogni studente del liceo e da 400 ore per quelli degli istituti tecnici e professionali, con l’obiettivo di portare i ragazzi in azienda.

I racconti degli studenti, però, sono ambivalenti. Da una parte, ad esempio, c’è Oriana che è finita a fare fotocopie negli uffici comunali di Campobasso, poi alla Banca d’Italia a Roma: “Ho speso 100 euro per il soggiorno e non ho imparato niente”. Dall’altro c’è Francesco che è riuscito a capire come creare dei nano-tubi di carbonio partendo dal grafene. Infatti la sua scuola lo ha mandato all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

NETTA FRATTURA TRA NORD E SUD – I dati del ministero dell’Istruzione per l’anno scolastico 2015-16 mettono in evidenza le difficoltà delle scuole meridionali nell’introdurre l’alternanza tra scuola e lavoro: sono 82 su cento gli istituti che l’hanno prevista al Sud contro i 92 su 100 del Nord. Uno dei problemi principali è il numero di strutture in grado di ospitare gli studenti: la somma delle aziende di Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia e Campania aperte ai ragazzi è inferiore infatti a quelle del solo Veneto.

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