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Alunni disabili non autonomi, chi li assiste in bagno? Se manca il collaboratore scolastico si chiama la famiglia: una madre va dai carabinieri

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L’insegnamento e l’assistenza degli alunni con disabilità rimane uno dei problemi che ogni giorno le scuole devono affrontare senza non sempre adeguate risorse umane a disposizione. Il problema non riguarda solo l’assenza e l’alternanza di docenti di sostegno. E non di rado la riduzione del numero di ore previste dal Pei. Come spesso non vi sono sufficienti assistenti educativi per “coprire” tutte le ore passate in classe dagli allievi con minore autonomia. Poi c’è il problema di chi accompagni gli alunni con un grado di disabilità maggiore ai servizi igienici. A farsi carico di quest’ultima esigenza sono quasi sempre i collaboratori scolastici: sono però solo coloro che hanno svolto un corso formativo di 40 ore, con verifica finale, che dà loro facoltà di svolgere compiti più complessi, che in busta paga comportano un beneficio economico introdotto nel dicembre 2005 con l’articolo 7 del contratto collettivo nazionale. All’inizio dell’anno scolastico è il dirigente scolastico ad assegnare la mansione al collaboratore.

Questi collaboratori scolastici si occupano non solo di accompagnare al bagno gli alunni non autonomi, ma devono anche assisterli nell’espletamento dell’igiene personale degli alunni con disabilità. Un servizio che va attuato anche per gli alunni più piccoli, non disabili, quelli meno autonomi che iniziano la scuola dell’infanzia, quindi attorno ai tre anni di età.

Gli altri collaboratori scolastici non possono subentrare

Ma in caso di emergenza possono subentrare i collaboratori scolastici che non hanno svolto il corso e non hanno tale funzione? A leggere il contratto sembrerebbe di sì, perché c’è scritto che devono “prestare ausilio agli alunni portatori di handicap nell’accesso dalle aree esterne alle strutture scolastiche e all’interno e all’uscita da esse nonché nell’uso dei servizi igienici e nella cura dell’igiene personale, anche con riferimento alle attività previste dall’art 47”.

Ma di fatto questo non avviene. L’Anief qualche tempo fa ha spiegato perché: “il collaboratore scolastico non può né deve cambiare il pannolino all’allievo disabile perché non è uno “specialista” e non ha una formazione in tal senso; “nell’uso dei servizi igienici e nella cura dell’igiene personale” indicato dalla norma non comprende il cambio del pannolino o la pulizia dopo aver utilizzato i servizi igienici perché sono operazioni sicuramente molto delicate ed intime da non poter rientrare nel profilo professionale. Se si effettuasse una simile estensione del significato della norma sarebbe del tutto arbitraria e illegittima”, ha concluso il sindacato.

Si chiama la famiglia

Cosa accade, allora, quando manca il collaboratore scolastico che ha frequentato il corso previsto dall’articolo 7 del contratto? Viene sostituito? Purtroppo, se nella scuola non vi sono altre unità del personale Ata che rientrano in questi parametri, nessuno può svolgere tale compito. E lo stesso vale se il ragazzo con disabilità da accompagnare ai servizi igienici è maschio mentre il collaboratore disponibile ad accompagnarlo è una donna. E lo stesso vale se va assistita una ragazza, mentre l’Ata a disposizione è un uomo.

Il risultato è che la scuola è costretta a chiamare un familiare del giovane. Andando a determinato un chiaro disservizio, aggravato dal fatto dell’inevitabile imbarazzo dell’alunno con disabilità che deve essere assistito da un genitore o da un parente in un ambiente non casalingo.

La storia di Francesco: la scuola chiama la madre

Esattamente questo è accaduto a Francesco, studente dell’Istituto Professionale Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità alberghiera Antonio Gramsci di Monserrato, vicino Cagliari: il giovano ragazzo con disabilità, 19 anni, è costretto a muoversi con la sedia a rotelle: per la didattica è seguito dal docente di sostegno e da un’educatrice. Mentre per andare in bagno è assistito da un collaboratore scolastico che ha seguito il fatidico corso specializzante.

Venerdì 2 dicembre il ragazzo chiede di andare ai servizi igienici, ma il collaboratore è assente.

La scuola contatta la madre, che arriva a scuola trovando il figlio “provato e nervoso”.

“Mio figlio non ce la faceva più, fisicamente e psicologicamente perché stressato anche dalla situazione”, ha detto la donna all’Ansa.

La madre spiega che non è la prima volta che accade e chiama i carabinieri, ai quali chiede di aggiungere anche questa ulteriore mancanza nel fascicolo-denuncia aperto due anni fa.

La solidarietà degli studenti

I compagni di dell’Alberghiero sono solidali con il compagno: dopo avere organizzato un’assemblea, si sono detti pronti a scioperare per trovare una soluzione una volta per tutte.

Hanno aperto sulla rete una raccolta di firme che ha già raccolto oltre mille adesioni. Francesco, scrivono in un documento, “è stato costretto a lasciare l’istituto in lacrime perché nessuno poteva occuparsi di lui. La frequenza di Francesco non può dipendere da una sola persona, è uno studente come noi e non deve essere trattato in maniera differente”.

La madre di Francesco spiega che a questo punto manderanno a scuola il figlio solo quando avranno “la certezza della presenza del collaboratore scolastico” in grado di assisterlo; solo che in questo modo, aggiunge, si rischia di “privare Francesco di un diritto che per lui è anche un piacere”.

Con la famiglia del giovane si schiara anche l’Unione degli studenti. “Il diritto allo studio è fondamentale – ha detto coordinatore Michele Pintus – e anche per questo siamo scesi in piazza lo scorso 18 Novembre. Rivendichiamo un personale preparato, a livello pedagogico oltre che empatico e umano, nel gestire le situazioni di necessità come quella di Francesco”.