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Arrivano i fondi Ue per l’istruzione

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Ma c’è anche la lotta alla dispersione scolastica e azioni di “qualificazione” dell’istruzione tecnica e professionale, compresa la formazione regionale, e più orientamento rivolto alla futura occupazione.

Il Sole 24 Ore pubblica le “priorità d’azione”, pronte al Miur, per iniziare a spendere subito i tre miliardi di fondi europei (Pon Istruzione 2014-2020) in arrivo da Bruxelles che, per la prima volta, interesseranno tutte le Regioni (non solo quelle meridionali dell’obiettivo Convergenza): “A gennaio verranno emanati i primi bandi su digitale, laboratori e infrastrutture per le regioni del Centro-Nord», ha sottolineato, in questo colloquio con il Sole24Ore, il capo dipartimento per la Programmazione, le risorse umane e finanziarie del Miur, Sabrina Bono. «Nei sei mesi successivi si partirà anche al Sud”.

Il lavoro tecnico “è praticamente concluso; per il nuovo settennato potremmo contare sul 40% in più di risorse (da 2 miliardi si passa a 3) come riconoscimento dei risultati positivi raggiunti con la precedente programmazione: il tasso di scolarizzazione superiore è aumentato dal 67,4% al 74,6% e il tasso di partecipazione agli istituti superiori nelle regioni Convergenza è passato dal 91,8% al 94,2% in controtendenza con le regioni del Nord che registrano un tasso inferiore”.

 

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Il programma 2014-2020 sarà “plurifondo” ha spiegato Bono, “poco più di due miliardi (2 miliardi e 160 milioni, per l’esattezza) arriveranno dal Fondo sociale europeo (Fse) e 860 milioni dal Fondo europeo sviluppo regionale (Fesr) e saranno ripartiti così: 2,1 miliardi per le Regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), 200 milioni per le regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna) e 700 milioni per tutte le altre più sviluppate. del Centro Nord. In totale saranno interessati circa 9mila istituti, tre milioni di studenti e 250mila tra docenti e personale scolastico”.

La stesura del Pon Istruzione, scrive sempre Il Sole 24 Ore, ha seguito le indicazioni contenute ne “La Buona Scuola”, e quindi sarà dato spazio, anche, a interventi per innovare la didattica, gli spazi e le tecnologie. Oltre a una muovere i primi passi verso una vera co-progettazione imprese-scuole. Che risultati si attendono al 2023? «Un miglioramento delle competenze, più docenti formati, e – ha aggiunto Bono – un raccordo significativo scuola-lavoro e istituti tecnici-professionali: l’88% degli studenti dovrà aver realizzato esperienze di formazione on the job».