Home Attualità Asili nido, in Italia 3 bambini su 4 restano senza posto

Asili nido, in Italia 3 bambini su 4 restano senza posto

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I dati contenuti nel Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) in discussione al Senato oggi, mostrano una estrema carenza di servizi per l’infanzia, tutta italiana, per la quale il Pnrr si pone l’obiettivo di creare 228 mila nuovi posti.

Nei cicli di istruzione inferiore il divario è evidente anche rispetto agli standard europei. Ad esempio, si legge nel Pnrr: il rapporto tra posti disponibili negli asili nido e il numero di bambini di età compresa tra 0 e 2 anni si colloca nel nostro Paese in media al 25,5 per cento – con rilevanti difformità territoriali – ovvero 7,5 punti percentuali al di sotto dell’obiettivo europeo del 33 per cento e 9,6 punti percentuali al di sotto della media europea. Significa che 1 bambino (0-2 anni) ogni 4 trova posto; 3 su 4 no.

Cifre che diventano intollerabili al sud, dove la carenza è tale che le donne, in maniera sistemica, rinunciano persino a fare richiesta di posto per il proprio bambino, con effetti rilevanti sull’occupazione femminile, sia in termini di donne che avrebbero potuto essere occupate presso gli asili nido, sia in termini di donne che non possono lavorare perché devono dedicarsi al proprio bambino 0-2 anni.

Questo fenomeno è spiegato in maniera esplicita nel Pnrr: Tali fattori deprimono la domanda apparente di servizi educativi per l’infanzia, generando un equilibrio socialmente inefficiente, dove alla bassa offerta di servizi educativi per l’infanzia corrisponde una ridotta domanda apparente, soprattutto al Sud.

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In altre parole, la carenza di servizi educativi per l’infanzia, unita all’iniqua ripartizione dei carichi di lavoro familiare, condiziona negativamente l’offerta di lavoro femminile e riduce il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Come agisce il Pnrr?

Per uscire da questa situazione è quindi necessario agire sia dal lato dell’offerta di infrastrutture e servizi sia dal lato della domanda.

Le misure del PNRR agiscono sul primo versante – si legge nel documento di Palazzo Chigi – mentre le politiche nazionali, ed in particolare il prossimo avvio dell’assegno universale per i figli, ambiscono a rendere possibile la fruizione dei servizi nuovi servizi in tutte le aree del Paese.

Tempo pieno nella scuola primaria

Un fenomeno, quello della carenza dei servizi per l’infanzia, che ricalca in qualche modo anche la questione del tempo pieno nelle scuole primarie e che spiega perché la richiesta del tempo pieno, anche in questo caso, sia maggiore in nord Italia rispetto al Mezzogiorno.

Il 46,1 per cento delle famiglie italiane, infatti, chiede di poter fruire del servizio di tempo pieno nelle scuole primarie, con le percentuali più alte in Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio. Tuttavia, in questo caso, a incidere è anche la ridotta dotazione infrastrutturale e la mancanza degli spazi necessari per il tempo pieno.

Il Pnrr aggiornato al 27 aprile

Investimento 1.1

Piano per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia. Con questo progetto si persegue la costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili e delle scuole dell’infanzia al fine di migliorare l’offerta educativa sin dalla prima infanzia e offrire un concreto aiuto alle famiglie, incoraggiando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra vita familiare e professionale.

La misura consentirà la creazione di circa 228.000 posti. L’intervento verrà gestito dal Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con il Dipartimento delle Politiche per la Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’interno, e verrà realizzato mediante il coinvolgimento diretto dei Comuni che accederanno alle procedure selettive e condurranno la fase della realizzazione e gestione delle opere.

Investimento 1.2

Piano di estensione del tempo pieno e mense. La misura mira a finanziare l’estensione del tempo pieno scolastico per ampliare l’offerta formativa delle scuole e rendere le stesse sempre più aperte al territorio anche oltre l’orario scolastico e accogliere le necessità di conciliazione vita personale e lavorativa delle famiglie (con particolare attenzione alle madri). Con questo progetto si persegue l’attuazione graduale del tempo pieno, anche attraverso la costruzione o la ristrutturazione degli spazi delle mense per un totale di circa 1.000 edifici entro il 2026. Il piano è gestito dal Ministero dell’Istruzione ed è attuato, quanto alla costruzione e riqualificazione delle mense e palestre, dagli Enti locali proprietari dei relativi edifici. La durata stimata del progetto è di 5 anni (fino al 2026).

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