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Assunzioni docenti: il MEF autorizza, ma i posti restano vacanti. Un dossier di Cisl-Scuola

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Osservando il grafico proposto dalla Cisl Scuola non si può fare a meno di esclamare “incredibile, ma vero”.

Come si vede, la tabella indica lo scarto che negli ultimi quattro anni scolastici si è registrato fra il numero delle assunzioni in ruolo autorizzate dal MEF e quello, molto minore, delle nomine in ruolo che è stato possibile disporre effettivamente, alla luce delle disponibilità di aspiranti nei canali di reclutamento utilizzabili (graduatorie concorsuali e GAE).
“Non si tratta di differenze di poco conto, sia in valori percentuali che in valori assoluti” osserva il sindacato di Maddalena Gissi che aggiunge: “E se il numero davvero esiguo di assunzioni fatte nel 2016/17 può trovare spiegazione nello svuotamento delle GAE in molte realtà e nel ritardato avvio di concorsi ordinari allora in procinto di essere banditi, il successivo svolgimento di questi ultimi (tra ordinari e straordinari) non ha cambiato di molto le cose negli anni seguenti, rendendo pressoché strutturale la ‘scopertura’ di 20.000 posti che nell’ultimo triennio si è sempre riproposta, e che lieviterà a circa 30.000 quest’anno”.

Ci vuole una politica seria per il reclutamento

“È dunque evidente – sottolinea il sindacato – che una politica del reclutamento volta a privilegiare in modo esclusivo il canale dei concorsi per esami e titoli, essendo avviato ad esaurimento, a partire dal 2008, il canale delle graduatorie per soli titoli, appare del tutto inefficace a soddisfare un fabbisogno di posti che, non potendo essere coperti con docenti di ruolo, vengono ogni anno affidati a personale precario, anche privo di abilitazione, pena l’impossibilità del sistema di funzionare regolarmente”.

In effetti il dato più drammatico è proprio quello del numero delle supplenze conferite che negli ultimi anni è continuamente aumentato, con un’unica eccezione legata all’anno in cui venne fatto il piano straordinario di assunzioni legato alla legge 107.

“Si tratta – si legge nel dossier – di una tendenza che non accenna a diminuire e che porta l’area del precariato a coprire circa il 20% delle cattedre funzionanti”

Secondo Cisl Scuola i dati dimostrano in modo inequivocabile “l’insufficienza e l’inefficacia di un reclutamento affidato ai soli concorsi per esami, che sarebbero l’unica via attraverso cui verificare i requisiti di qualità professionale richiesti a chi insegna, e al tempo stesso la medicina adatta a guarire la ‘supplentite’ che affligge il sistema”.

I concorsi non bastano. Ci vuole un doppio canale

“I concorsi periodici per esami – sottolinea infine il sindacato – devono senz’altro rimanere, come opportunità immediata di accesso all’insegnamento per chi esce da percorsi di studio lunghi e impegnativi; nel contempo, con un sistema scolastico strutturalmente destinato a utilizzare, inevitabilmente, quote non irrilevanti di lavoro precario, valorizzare l’esperienza professionale acquisita sul campo da coloro ai quali si affida, a volte per anni e anni, la cura dei nostri alunni in ogni ordine e grado di scuola rappresenta un’opportunità e un dovere”.