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Assunzioni precari con 36 mesi, anche per il Tribunale di Ravenna bisogna aspettare la Consulta

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Permane l’incertezza sul destino dei precari storici: anche a Ravenna il giudice del Lavoro ha rimandato la decisione al 2016. Perché nel frattempo si dovrebbe esprimere la Consulta.

L’udienza, ha deciso Roberto Riverso, giudice del Lavoro del Tribunale di Ravenna, è stata aggiornata a metà gennaio prossimo quando la Corte Costituzionale dovrebbe già essersi espressa sulla questione: da quella sentenza dipende il destino, solo nel capoluogo romagnolo, di 1.700 ricorrenti, sia docenti che Ata. Anche se le motivazioni sono diverse – richiesta di assunzione a seguito delle indicazioni della Corte di Giustizia europea per coloro che hanno svolto più di 36 mesi su posto vacante, inserimento nelle GaE e quindi nel piano assunzioni della Buona Scuola attraverso il riconoscimento del diploma magistrale conseguito prima del 2001 e altre ancora – la gran parte dei ricorrenti sono uniti dallo stesso obiettivo: l’assunzione a tempo determinato.

Una minoranza dei precari ricorrenti ha anche chiesto i rimborsi per il mancato percepimento degli stipendi nei mesi estivi; altri ancora i danni a causa di una carriera scolastica stroncata dal precario e come tale senza scatti di anzianità.

Il parere del Tribunale civile di Ravenna era molto atteso: avrebbe potuto essere una delle sentenze ‘pilota’ in materia di ricorsi, soprattutto per decine di migliaia di docenti precari abilitati inseriti nelle graduatorie d’Istituto e rimasti esclusi dalle GaE. Il giudice ha però optato per un rinvio, spiegando che non si può correre il rischio di avere una sentenza difforme dalla pronuncia della Corte Costituzionale attesa entro l’autunno.

Ma non è detto che si arriva ad un ulteriore rinvio, visto che il tribunale di Roma ha chiesto “lumi” alla Consulta già nel maggio del 2012 attraverso due precise ordinanze di sospensione. Il responso della Corte Costituzionale sarebbe dovuto arrivare il 23 giugno scorso, ma poi è arrivato un ulteriore rinvio. Nel frattempo, potrebbe arrivare il parere della Cassazione a sezioni unite. Si spera.

 

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