Home Politica scolastica Attività non curricolari senza obbligo di frequenza. Protestano i sindacati

Attività non curricolari senza obbligo di frequenza. Protestano i sindacati

CONDIVIDI

Dura protesta delle organizzazioni sindacali per la  nota ministeriale che fornisce indicazioni alle scuole in materia di piano dell’offerta formativa.
La nota – sostengono i sindacati – è lesiva dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, la questione va chiarita al più presto con un incontro con i tecnici del Miur che hanno redatto e diffuso il documento.

La nota del Miur

Per la verità il Miur parte da lontano: “Pervengono a queste Direzioni quesiti da parte di numerose famiglie e istituzioni scolastiche in merito alla tempistica con la quale il Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF) deve essere approvato e comunicato alle famiglie”, ma poi entra nel merito della questione “calda”:

Il Miur parla di attività educative e  didattiche che prevedono “l’acquisizione di obiettivi di apprendimento ulteriori rispetto a quelli di cui alle indicazioni nazionali di riferimento” per le quali la scuola dovrebbe acquisire il consenso da parte delle famiglie”.
In mancanza di tale consenso – chiarisce il Ministero – gli studenti possono astenersi dalla frequenza.
La precisazione appare quanto meno curiosa: vuol forse dire che le scuole che inseriscono nel proprio PTOF un corso annuale di studio del dialetto regionale devono acquisire il consenso di ogni singola famiglia e in mancanza di esso gli alunni non sono tenuti a frequentarlo?

La presa di posizione dei sindacati

I segretari di Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola non hanno dubbi e affermano: “La formulazione della circolare, con un generico e non circostanziato riferimento al curricolo obbligatorio rischia di generare confusione ed indurre equivoci e di scaricare sulla dirigenza scolastica procedure in contrasto con il quadro normativo esistente, peraltro richiamato anche in interventi della Corte di Cassazione a Sezioni Unite. L’ampliamento del curricolo obbligatorio è ampiamente definito dalla normativa in tema di flessibilità e di autonomia didattica ed organizzativa e deve dunque essere inteso in tal senso”.
D’altronde non si comprende neppure per quale motivo il Miur insista sulla questione del consenso come se il Piano dell’offerta formativa fosse deciso all’insaputa dei genitori.
E infatti i sindacati osservano:  “Il Ptof è reso pubblico prima dell’apertura delle iscrizioni le procedure di definizione dell’offerta formativa sono fortemente democratiche e partecipative, richiedono la delibera del Consiglio di istituto e un’ampia fase di consultazione e proposta anche nei consigli di classe. Gli Organi collegiali prevedono la partecipazione di studenti e genitori, che provvedono a dare corpo all’autonomia delle scuole”.

Una nota ministeriale, insomma, che sta creando dissensi e di cui forse si poteva fare tranquillamente a meno.