Home Personale Aumenti di stipendio, 85 euro lordi non possono bastare: Fedeli promette battaglia

Aumenti di stipendio, 85 euro lordi non possono bastare: Fedeli promette battaglia

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“Se si ritiene importante, quale in effetti è, il ruolo dei docenti e dell’insegnamento lo devi socialmente riconoscere, anche dal punto di vista retributivo”.

Lo ha detto al Meeting di Cl la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, il 22 agosto, parlando dei magri stipendi degli insegnanti italiani.

Per la responsabile del Miur, non è giusto che “la retribuzione dei docenti sia la più bassa di tutta la Pubblica amministrazione”.

Fedeli ha anche sottolineato di essere “pronta a fare la battaglia” per l’aumento degli stipendi, fermi dal 2009.

Su come la ministra dell’Istruzione intenda risolvere il problema della scarsità di fondi concessi dal Mef tramite la Legge di Bilancio (se verranno rispettati gli impegni non si supereranno gli 85 euro lordi medi), non è però chiaro. Di sicuro, sarà un compito improbo riuscire a superare quella soglia.

 

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A meno che la Fedeli non intenda perseguire la proposta sindacale di trasformare in aumenti stipendiali i bonus dell’aggiornamento da 500 euro, oggi riservato al personale di ruolo, e quello del merito, oggi destinato ad un insegnante su tre. In tal caso, si arriverebbe a 145 euro, forse anche 150 euro. Quasi la metà dei quali ricavati da una sorta di travaso o di partita di giro, che dir si voglia. Peraltro, nel caso del bonus per l’aggiornamento, anche da tassare pesantemente.

Sulla questione dell’aumento dello stipendio, poco prima di Ferragisto, è partita una petizione diretta al ministro Fedeli in cui si chiede di equiparare gli stipendi dei docenti italiani a quelli dei colleghi europei.

L’altro ieri, invece, sul sito di Possibile, il partito guidato da Giuseppe Civati, sono state riportate in questi giorni delle tabelle elaborate da UIL Scuola a partire dai dati Eurydice, proprio sugli stipendi dei docenti italiani: se si guarda alla media della Zona Euro, i nostri insegnanti si ritrovano buste paga decisamente inferiori. A fine carriera, il gap arriva a 10mila euro.

 

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