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Aumento di 100 euro, per i sindacati la ministra fa il gioco delle tre carte: servono 16 miliardi, altro che cuneo fiscale

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Ai sindacati 100 euro netti di aumento a lavoratore non bastano: l’annuncio fatto dalla ministra dell’Istruzione, con 68 euro netti al mese a docente sia precario che di ruolo che “arriveranno dal taglio del cuneo fiscale”, ha avuto come effetto l’amplificazione delle polemiche e la conferma dello sciopero del 6 marzo.

Il duro comunicato

Con un duro comunicato congiunto, Francesco Sinopoli (Cgil), Maddalena Gissi (Cisl) Pino Turi (Uil), Elvira Serafini (Snals) e Rino Di Meglio (Gilda), denunciano il “gioco delle tre carte sul taglio del cuneo fiscale e gli aumenti contrattuali”.

E rilanciano la richiesta di 16 miliardi in più anni “per dire basta al lavoro precario, per superare il divario tra organico di diritto e situazioni di fatto, per aumentare il tempo scuola, per rinnovare il contratto con aumenti a tre cifre che vadano ben oltre i 100 euro mensili.

“Se il Governo continuerà a fare orecchie da mercante non ci fermeremo con lo sciopero del 6 ma proseguiremo con altre mobilitazioni”.

Il taglio del cuneo fiscale riguarda tutti

I leader dei sindacati di comparto, quindi, spiegano che “il taglio del cuneo fiscale è una misura di equità sociale che riguarda tutti i lavoratori: nel caso specifico della scuola, peraltro, non tutti potranno beneficiarne”. E rivendicano gli aumenti all’interno del Contratto, il quale, dicono, “ha un altro scopo: è finalizzato, da un lato, a recuperare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, dall’altro a riconoscere l’impegno professionale di tutti i dipendenti”.

“Sommare impropriamente i benefici del taglio del cuneo fiscale agli aumenti del Ccnl significa giocare con la realtà dei fatti. Il punto è che finora i fondi stanziati per gli aumenti contrattuali nel triennio 2019/2021 comportano un aumento di 80 euro medi mensili lordi, elemento perequativo compreso. Come si può sostenere che si tratti di aumenti dignitosi per una categoria su cui grava la responsabilità di formare le future generazioni ma che continua ad essere pervicacemente tenuta, sul piano stipendiale, sulla dimensione di un lavoro impiegatizio, peraltro ai livelli iniziali?”.

Il 6 marzo sciopero confermato

I sindacalisti, quindi, ricordano che il 6 marzo ci sarà la prima giornata di sciopero nella scuola incentrata sui temi del precariato e degli amministrativi facenti funzione Dsga.

“L’emergenza precari nella scuola ha assunto termini e dimensioni di vera e propria patologia del sistema e va contrastata con decisione; a tale obiettivo vanno aggiunti il rinnovo del Ccnl e l’incremento degli investimenti in Istruzione”.

Nessun provvedimento

“Finora, da parte di tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni – continuano i Confederali, assieme a Snals e Gilda – non abbiamo visto un solo provvedimento che abbia messo nero su bianco un piano di investimenti consistente per far uscire l’istruzione e la formazione dallo stato di abbandono in cui si trovano, contrastando la precarizzazione del lavoro e garantendo retribuzioni adeguate agli insegnanti”.

I sindacalisti, infine, ricordano che “se in passato i finanziamenti per i piani dell’offerta formativa erano di circa 196 milioni di euro, mentre oggi si sono ridotti a 30 milioni in un testo con noi sottoscritto si è impegnato a stanziare risorse per avvicinare gli stipendi del personale scolastico a quella della media europea”.