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L’intelligenza artificiale sta cambiando anche il mondo accademico: una studentessa del corso di laurea magistrale in Scienze Pedagogiche dell’Università di Cassino non ha discusso in prima persona la sua tesi di laurea. O meglio, lo ha fatto il suo avatar, costruito con l’intelligenza artificiale.
La discussione di laurea particolare
Come riporta La Repubblica, in aula c’era chi rispondeva per lei: la sua sosia digitale che elaborava ragionamenti dall’alto di uno schermo in aula magna, parlando direttamente a docenti e parenti. “L’ho programmata con tutte le istruzioni necessarie. Lei ha studiato la tesi scritta da me fino a essere in grado di rispondere a domande che non erano state preparate in anticipo. Quando ho visto che riusciva a comprendere le domande nonostante il brusio dell’aula magna e rispondeva a tono mi sono tranquillizzata. La sua sicurezza ha calmato anche me”, ha detto la studentessa.
La ragazza, che ha 26 anni, si è mantenuta agli studi lavorando come collaboratrice scolastica in un istituto tecnico. “Ho sempre voluto insegnare. Fin da piccola giocavo a fare i compiti per poi correggermeli da sola. Ma non sapevo nemmeno cosa fosse l’intelligenza artificiale fino all’esame di Media Education. Lì mi è venuta l’idea di far discutere la tesi a un avatar, ma non immaginavo che fosse davvero possibile”.
Il lavoro dietro la tesi
La studentessa è partita da una versione di ChatGpt disponibile gratuitamente. L’ha collegata al suo avatar, l’ha impostata per sostenere una discussione di laurea e le ha fatto studiare la tesi (scritta completamente dalla studentessa) dal titolo “Educare all’intelligenza artificiale, educare l’intelligenza artificiale, mitigazione dei bias”.
La 26enne è pronta a insegnare: “Storia e filosofia alle superiori. Mi piace quell’età in cui i ragazzi sono pieni di aspirazioni ma non hanno idea di come concretizzarle”.
Alla principale obiezione – ma l’insegnamento presuppone un rapporto umano, le macchine non sostituiranno mai il carisma dei maestri – ha già risposto in aula magna l’avatar. “Come ha già spiegato la mia avatar – ha ripetuto la studentessa – nessuno pensa di usare l’intelligenza artificiale al posto degli insegnanti in carne e ossa. Si possono però creare dei tutor per affiancare ad esempio i ragazzi al di fuori dell’orario scolastico o per aiutare chi ha delle difficoltà di apprendimento”. Il voto? 110 e lode.