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Blanco e i calci alle rose a Sanremo: “La Rai ne ha approfittato. Hanno pensato di più ad attaccare un ragazzo di vent’anni”

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A distanza di due mesi si parla ancora del momento televisivo forse più popolare di questo 2023: il momento in cui, durante la sua esibizione come ospite a Sanremo, il cantante Blanco ha iniziato, dopo un problema tecnico, a dare dei calci alle rose presenti sul palco come scenografia.

Blanco discute per la prima volta dell’accaduto

L’episodio ha attirato numerose polemiche, riguardanti soprattutto la gestione della rabbia dei giovanissimi vista l’età del cantante, alla soglia dei 20 anni. Gli stessi docenti si sono fatti sentire giudicando ciò che è stato trasmesso sul palco più famoso d’Italia riprovevole, di pessimo gusto, un vero cattivo esempio.

Blanco, dopo essersi scusato con una lettera postata su Instagram, non aveva ancora commentato l’accaduto prima d’ora. Lo ha fatto solo adesso ai microfoni di Vanity Fair. Il cantante è stato molto polemico e ha ricostruito i fatti secondo il suo punto di vista: “La cosa veramente brutta non è stata quella dei calci alle rose. Ma il fatto che loro – tanti di loro, escluso Amadeus, che è stato buono – hanno giocato su questo incidente che ha fatto una hype incredibile a Sanremo. Hanno pensato di più a buttare m***a su un ragazzo di vent’anni. Però intanto hanno intanto mangiato su questa cosa”, ha detto. “Ovviamente mi sono arrabbiato, mi è partita la brocca. Era già previsto che spaccassi le rose nella mia esibizione, ma non così, poi è scivolata di mano la situazione”, ha aggiunto.

“Ho scritto la canzone Sbagli per chiedere scusa alle persone che si sono offese. Ma alla fine la verità è che in tv non puoi essere te stesso”. Il 20enne è stato addirittura indagato dalla Procura di Imperia con l’accusa di danneggiamento, rischiando la reclusione. Ecco il commento del diretto interessato: “Se uno mi dice: hai creato danni morali alle persone, io rispondo solo ma cosa diciamo? Era uscita la notizia che potevo andare in carcere da uno a cinque anni. Alla fine se succedesse davvero questa cosa, sarei contento perché almeno la gente vede quanto siamo indietro su questa cosa politicamente. Una roba assurda”.

Crepet: rischio di emulazione

Ecco l’analisi del gesto da parte dello psichiatra Paolo Crepet: “L’impeto di Blanco è quasi iconoclastico, non è solo un isolato gesto di stizza, ma qualcosa di molto più potente. C’è violenza, rabbia come se vi fosse stata lesa maestà e non un banale guasto tecnico. Si accanisce sui fiori nella città dei fiori, come spaccare automobili sotto la fabbrica della Fiat. Se la prende con il lavoro di tante persone come se e tutto fosse dovuto a una giovane star”.

Lo studioso si è concentrato su ciò che questo evento ha trasmesso all’esterno: “Questa è stata la notizia più veicolata dalla rete della serata del Festival: la sua veemenza, la sua furia indomabile. Lui ha chiesto scusa, ma il danno è fatto. Ogni parola e gesto in quel luogo diventano virali, a maggior ragione se sono i giovani a guardare e prendere nota”.

Ed ecco un’analisi generale, più ampia, estesa ai giovanissimi e agli episodi di cronaca e di violenza che sembrano essere all’ordine del giorno che spesso raccontano la stessa forza distruttiva di Blanco, la stessa, magari, incapacità di gestire gli imprevisti: “Viviamo violenze quotidiane nelle piazze e nelle scuole, tra chi spara pallini di gomma a un’insegnante e chi organizza risse mortali, fra chi porta alcolici tra i banchi e chi spruzza spray al peperoncino, tra chi insulta e chi minaccia i professori”.

Crepet, ovviamente, non ha generalizzato, ma ha sottolineato la problematicità di questi frequenti fenomeni: “Non tutti i giovani sono così, ovviamente, ma sono tanti, troppi e di quella scena di calci e distruzione in diretta televisiva durante la più importante festa nazionale proprio loro non ne avevano bisogno. Anche perché in tante famiglie quella violenza è quotidianità: se passa l’idea che ‘si può perché l’hanno fatto anche a Sanremo’ si rischia di seminare grandine”, ha concluso, parlando del rischio di emulazione.

Galiano: “Giudichiamo i giovani senza ascoltarli”

Anche il noto professore Enrico Galiano ha parlato dell’accaduto: “Performance brutta? Può essere – continua l’insegnante – ma un conto è dare addosso a un artista perché non ci piace la sua esibizione, un conto è partire con gli strali morali e che generazione di debosciati signora mia. E noi adulti facciamo così sempre: un ragazzo, o una ragazza, combina un qualcosa che non ci piace e noi abbiamo già deciso che sono irrispettosi, maleducati, senza spina dorsale e tutto il repertorio di luoghi comuni che affibbiamo ai giovani. Senza chiedere loro spiegazioni. O, chiedendole, senza ascoltarle davvero. Ci piaccia o no, il rock e la musica sono pieni di scene eccessive come quella di Blanco, ma questo non vuol dire che lui sia un ragazzo cattivo e senza valori (anzi).

E conclude “Forse, il suo unico difetto è stato quello di non essere stato in grado di spiegarsi: ma a vent’anni questa mancanza gliela si può perdonare, credo. Quello che non si può perdonare è questa fretta di giudicare sempre i comportamenti dei più giovani, scatenando valanghe di odio gratuito, senza mai avere la cura di dar loro il tempo di mostrarci il proprio punto di vista. Scopriremmo un sacco di cose interessanti, se solo lo facessimo: per esempio, che questi giovani non sono tutte rose, certo, ma neanche tutte spine come li dipingiamo noi”.

La dura condanna dei docenti

Leggendo i vari commenti arrivati al nostro profilo Instagram, i docenti sembrano alquanto compatti contro Blanco, che pare abbia abbandonato la scuola in seguito al successo e a delle bocciature: “Con questi esempi il nostro lavoro diventa sempre più difficile”, “L’episodio doveva essere criticato in diretta, non è educativo per i ragazzi”, “Vergognoso anche solo mostrarlo”, “Me lo immagino a scuola questo incivile”, questi sono solo alcuni dei messaggi di critica che ci sono giunti.

Barbacci (Cisl Scuola): “Pessima gestione della rabbia”

A riflettere sull’accaduto è stata anche Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola, nel corso del format settimanale “Facciamo il punto”. “Piaccia o no, da anni all’evento ‘Festival di Sanremo’ si riconosce una portata educativa. Allora non è forse così fuori luogo ricordare uno dei principi basilari dell’educazione: si apprende ciò che si vede, prima ancora di ciò che ci viene detto. Chiediamoci quale messaggio trasmetta l’episodio di ieri. Proviamo magari a trasferirlo in un contesto scolastico”.

La Barbacci ha cercato di fare una riflessione abbastanza ampia, senza colpevolizzare il cantante, trasponendo l’episodio a livello generale: “Se Lionel Messi, per un brutto fallo, avesse dato in escandescenze simili, non se la sarebbe cavata così a buon mercato. Immagino un’espulsione e forse anche una squalifica. Non mi pare un gesto ‘trasgressivo’ e paragoni con esempi ‘dirompenti’ di grandi icone del rock mi sembrerebbero addirittura blasfemi. Qui parlerei solo di pessima gestione della rabbia da parte di un giovane sottoposto a forte pressione, e mi chiedo se non sia altrettanto discutibile la gestione che del caso è stata fatta dai responsabili dell’evento”, ha aggiunto.

“La mente va a tanti episodi, anche recenti, con cui ogni giorno chi lavora nella scuola si trova a fare i conti, e mi chiedo quale rinforzo l’azione educativa dei nostri insegnanti possa ricevere da quanto accaduto e trasmesso in Eurovisione”, ha concluso.